Il titolo del Monte dei Paschi chiude in rialzo del 2,99% a Piazza Affari, nel giorno in cui il consiglio di amministrazione dà il via all’aumento di capitale da 5 miliardi, di cui uno già in cassaforte, anche con la conversione volontaria in azioni delle sub-obbligazioni dei clienti “di sportello”. Sul punto specifico, le voci di Rocca Salimbeni danno conto di un informale via libera della Consob all’operazione.
La scelta di riaprire l’offerta di scambio di bond in azioni conferma l’intenzione del cda per una ricapitalizzazione con capitali privati, da chiudersi a fine dicembre così come da prescrizioni della Bce. Dietro le quinte, osservano gli addetti ai lavori, resta l’interesse potenziale di grandi investitori, altrimenti la decisione di riaprire l’offerta avrebbe poco senso. In altre parole, più fieno in cascina riduce la componente dell’aumento di capitale in capo ai grandi investitori e al pubblico, rendendo la strada meno ripida. Dunque, al pari degli investitori istituzionali, gli obbligazionisti “di sportello” (tecnicamente “retail”) potrebbero giocare un ruolo importante per il successo della ricapitalizzazione. E, fatto da non trascurare, una buona parte di loro sono concentrati in Toscana, dove un eventuale crisi del Monte dei Paschi provocherebbe una profonda scossa tellurica in tutto il comparto economico regionale.
La prima offerta di conversione, conclusa lo scorso 2 dicembre, ha visto adesioni pari a 1.028 milioni di euro. Questo vuol dire che finora gli investitori istituzionali hanno deciso di trasformare in azioni mediamente circa il 50% delle obbligazioni Mps in portafoglio. Quanto ai risparmiatori retail, i tempi ristretti del periodo di offerta (cinque giorni lavorativi) hanno probabilmente avuto la loro influenza, visto che molti piccoli investitori sono venuti a conoscenza dell’offerta quando questa già era conclusa. Per giunta l’ offerta di scambio “bond contro azioni” è stata invogliata con una miglior valutazione delle sub-obbligazioni rispetto al loro attuale valore di mercato, in pratica quasi il doppio.
Il via libera all’offerta di scambio è arrivato anche nel giorno in cui a Milano si è aperto il processo per le ormai tristemente celebri operazioni finanziarie fatte tra il 2008 e il 2012, tese ad evitare che lo sciagurato acquisto della ipervalutata Antonveneta provocasse profondi deficit nei bilanci della banca. Tra queste operazioni ci sono i derivati Santorini e Alexandria, il prestito ibrido Fresh e l’operazione di cartolarizzazione immobiliare Chianti Classico. Sul banco degli imputati ci sono 13 persone: cinque ex manager di Mps (l’ex presidente Giuseppe Mussari, l’ex direttore generale Antonio Vigni, l’ex responsabile area finanza Gianluca Baldassarri, l’ex direttore finanziario Daniele Pirondini e l’ex responsabile Alm Marco Di Santo); sei ex dirigenti della filiale londinese di Deutsche Bank (Ivor Dunbar, Michele Faissola, Michele Foresti, Dario Schiraldi, Matteo Vaghi e Marco Veroni), e due ex manager di Nomura (l’ex ceo Sadeq Sayeed e l’ex responsabile vendite per l’Europa e il Medio Oriente Raffaele Ricci). Sono tutti accusati a vario titolo di falso in bilancio, aggiotaggio, ostacolo all’autorità di vigilanza di Consob e Bankitalia e falso in prospetto. Sotto processo, ai sensi della legge 231 sulla responsabilità amministrativa di società per reati commessi da propri dipendenti, anche le due banche Nomura e Deutsche Bank. Banca Mps ha invece già patteggiato la pena, con una sanzione da 600mila euro e la confisca di 10 milioni.