La catena di farmacie statunitense Cvs Health ha annunciato ieri di aver raggiunto un accordo per rilevare la compagnia assicurativa sanitaria Aetna, per 69 miliardi di dollari.

La transazione avverrà attraverso pagamento in contanti e azioni, a breve termine sono previste sinergie per 750 milioni di dollari. L’amministratore delegato di Aetna, Mark T. Bertolini, ha descritto in un’intervista la sua visione di questo merging come «la creazione di una nuova porta d’ingresso per l’assistenza sanitaria in America. Vogliamo avvicinarci alla comunità, perché tutta l’assistenza sanitaria è locale».

Si tratta dell’operazione più grande realizzata nel corso di quest’anno: con questa mossa si fondono uno dei principali amministratori di programmi farmaceutici e operatori di farmacie nazionali e una delle più antiche assicurazioni sanitarie Usa, le cui attività spaziano dai programmi per i dipendenti ai piani governativi.

La fusione segna un precedente e non resterà un esperimento isolato: altre assicurazioni, infatti, stanno già valutando unioni con colossi come Walgreens e Walmart per cercare di combattere l’aumento dei prezzi dei medicinali e arginare l’ascesa dei costi.

Gli osservatori economici e del settore ritengono che uno dei motori propulsivi di questa unione miliardaria sia stato il voler implementare una mossa anti-Amazon, visto l’interesse dimostrato dal colosso di Jeff Bezos verso il settore farmaceutico, dopo aver ottenuto la licenza da 12 Stati come distributore all’ingrosso di farmaci e visto anche il progressivo spostamento della gestione della salute americana su piattaforme on line e sulle app.

«Penso che questa fusione creerà un maggiore consolidamento tra assicuratori e rivenditori», ha dichiarato Ana Gupte, analista di Leerink Partners. Gli analisti di Wall Street sono sicuri che l’accordo possa abbassare la spesa sanitaria se, ad esempio, Cvs riuscirà a spingere i propri clienti a utilizzare per problemi minori le cliniche walk-in (una specie di ambulatori multifunzionali dove non c’è bisogno di appuntamento), invece che presentarsi ai pronto soccorso.

Queste trattative con Cvs seguono il tentativo fallito dell’anno scorso di Aetna di fondersi con la rivale Humana; l’intesa, all’epoca, era stata bloccata dalle autorità statunitensi, sia per i suoi effetti negativi sulla concorrenza che per quelli sui consumatori.

Proprio i sostenitori dei diritti dei consumatori non sono entusiasti della fusione annunciata ieri: sostengono che l’accordo limiterà le scelte dei pazienti e renderà ancora più difficile per le nuove società entrare in un mercato sempre più dominato da colossi.

Non solo: unire un colosso farmaceutico a uno assicurativo della salute mostra chiaramente una via che conduce verso un approccio sanitario ancora più farmacologico, cosa di cui un Paese che è attraversato da un’emergenza nazionale causata da abuso di prescrizioni di oppioidi non avrebbe alcun bisogno.

Cvs, a queste critiche, ha risposto dipingendo il quadro idilliaco della costruzione di uber farmacie dove i farmacisti e gli infermieri potranno seguire e monitorare i pazienti recentemente dimessi, rivedere e gestire i loro farmaci e aiutarli a stare lontani dall’ospedale: le riammissioni ospedaliere, infatti, sono considerate come un costo maggiore, evitabile per l’assistenza sanitaria.

Da ciò, dicono i due amministratori delegati, non sono escluse le cure preventive e farmacisti e infermieri potrebbero contribuire a far sì che pazienti con malattie croniche continuino le terapie, fornendo anche consulenza tra le visite mediche di routine.

Di certo questo nuovo corso, insieme al depotenziamento dell’Obamacare, incluso nella riforma fiscale del presidente Donald Trump passata sabato, contribuisce ad allontanare ancora un altro po’ il miraggio del leader dem Bernie Sanders di una rivoluzionaria sanità pubblica per tutti.