Una circolare del ministero dell’Ambiente ha gettato nello sconforto la Sapna, la società della provincia di Napoli che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti: «In discarica non potrà arrivare mai più il cosiddetto tal quale, anche se sottoposto a tritovagliatura». Questo bloccherebbe i viaggi verso Veneto e Puglia, provocando una nuova crisi. Ieri c’è stato un incontro tra gli assessori del comune di Napoli e della regione, Tommaso Sodano e Giovani Romano, e il ministro Andrea Orlando per cercare di superare il problema ma, soprattutto, si è discusso del piano da presentare a Bruxelles il 15 settembre per allontanare nuove procedure di infrazione sui rifiuti campani. Il capoluogo mette sul tavolo l’impegno il prossimo mese a far partire i bandi per estendere la differenziata e avviare gli impianti di compostaggio e di trattamento meccanico manuale, modificando così il piano regionale presentato nel 2011 alla Ue. Per il tritovagliato la soluzione nell’immediato può essere trovata solo dirottando i flussi verso le altre province campane. Questa è l’unica regione d’Italia che, per legge, ha un ciclo frazionato nelle differenti province, in capo all’ente regionale la predisposizione del piano generale e, quindi, la decisione sull’impiantistica.
Dal 2008 a oggi si è andata avanti aggirando un problema di fondo: la frazione umida tritovagliata (la Fut) è un semplice rifiuto urbano e, come tale, per essere smaltito fuori dovrebbe avere il permesso della regione che la riceve. Un ok che nessun ente ha mai voluto dare. Per spedire la Fut oltre confine si è ricorso a un espediente: il governo l’ha classificata come rifiuto speciale, per il quale basta l’accordo tra società di smaltimento. Martedì il ministero ha messo fine a questa ambiguità, un po’ per le pressioni della Ue, un po’ perché a dicembre il Consiglio di stato ha già annunciato un suo pronunciamento in materia, che avverrà su parere tecnico dello stesso ministero.
La crisi rifiuti a Napoli è un ricordo relegato alle cronache di due anni fa, però l’impiantistica è ferma al palo. La raccolta differenziata in regione nel 2012 si è attestata al 41,5%, a Napoli al 27%. L’anno scorso in Campania sono state prodotte circa un milione e 500 mila tonnellate di rifiuti: un terzo separato alla fonte grazie alla differenziata, un milione passato invece attraverso gli impianti Stir di tritovagliatura. Circa 600 mila sono stati bruciati nel termovalorizzatore di Acerra, 250 mila sono finiti nelle ultime discariche aperte di Savignano e San Tammaro, 550 mila fuori regione. Quello che varca i confini prende strade differenti: circa un quinto va in Olanda (solo il rifiuto combustibile) al costo di 115 euro la tonnellata, trasporto compreso; il resto, cioè la Fut, in Veneto al costo di 150 euro la tonnellata o in Puglia per 144 euro la tonnellata. Gli Stir gestiti dalla Sapna sono tre: Caivano, Giugliano e Tufino. Solo Caivano è in grado di produrre Futs, la frazione umida stabilizzata, che è un rifiuto molto sporco, che può essere utilizzato ad esempio per riempire le cave ma all’interno contiene comunque materiali vari come la plastica, l’esito finale è quasi sempre la discarica.
«L’unica via è separare l’umido alla fonte – spiega l’amministratore delegato di Asìa (l’azienda napoletana di raccolta e spazzamento), Daniele Fortini – e far partire i bandi per gli impianti di compostaggio. Intanto, abbiamo avviato trattative per mandare all’estero anche l’umido, visto che costa meno». La Sapna ha chiesto e ottenuto 5 milioni dalla regione proprio per l’adeguamento degli impianti di tritovagliatura, quelli delle altre province sono sottoutilizzati e potrebbero accogliere l’immondizia partenopea. In attesa, una buona notizia c’è: lo scorso mese il ministero ha siglato un protocollo da 1,5 milioni con il consorzio Ecopneus per aiutare i comuni nella raccolta e smaltimento degli pneumatici abbandonati, principale combustibile dei roghi tossici nelle provincie partenopea e casertana. Da Napoli sono già partiti due container.