La Sala del Campidoglio si è riempita in fretta, mentre la fila di persone in attesa fuori lungo le scale continuava a crescere sotto al cielo grigio di un pomeriggio invernale senza freddo. Dentro ci sono i fiori, tantissime mimose gialle che esplodono allegre insieme alle rose, il suo ritratto è posato con dolcezza sulla bara, lei è molto bella e sorride. C’è anche la bandiera della Lazio, la sua squadra del cuore, e sullo sfondo lo schermo rimanda altre immagini di lei, del suo sorriso, lo sguardo scanzonato, l’intensità che dava ai personaggi, figure di donne che vivono nei fotogrammi e che chi è lì conosce come se fossero amiche, persone care, qualcuno con cui si ha confidenza, che fa parte di te. Te la ricordi quando diceva … e via a citare le frasi dei film. Le sanno a mente, quasi ci avessero parlato con Giuliana (Deserto rosso) o con Adelaide Ciafrocchi (Dramma della gelosia) la sera prima.

È questo sentimento di vicinanza, quasi di «familiarità» che si sentiva ieri tra chi è arrivato a salutare Monica Vitti un’ultima volta: le cittadine e i cittadini romani di tante generazioni che hanno voluto esserci sfidando pure – come dice una signora – lo sciopero degli autobus perché Monica era una di noi, Monica raccontava questa città, i suoi sentimenti, quella che è la sua anima più profonda. Monica ci ha insegnato tante cose, ci ha fatto ridere, è stata una compagna meravigliosa.
Teste bianche, cappelli, ragazze e ragazzi che si tengono per mano, amiche, solitari, coppie con i bambini, qualcuno ha in mano un fiore, altri si abbandonano alla commozione che si affaccia negli occhi dietro alle mascherine. E poi i volti famosi dello spettacolo, le istituzioni, il sindaco Gualtieri, Zingaretti, il ministro Franceschini; su un lato invece si raccolgono il marito dell’attrice scomparsa, Roberto Russo, con le persone di famiglia.

Monica la chiamano tutti nelle frasi lasciate sul libro delle dediche tra cuoricini, una lacrima, calligrafie emozionate. Monica che se amo il cinema lo devo a te scrive una ragazza giovane giovane un po’ intimidita. Un’altra vuole dirle che il suo esempio è stato importante e le ha insegnato moltissimo; un uomo che con lei ci sono tutti i ricordi della sua adolescenza. Monica, che era bellissima e ti arrivava al cuore sussurra qualcuno. Una lascia una preghiera, un altro una rosa rossa tra i fiori che pian piano si accumulano sul pavimento. Monica che sembra nella sua presenza irrequieta e ironica, di comicità bella portarsi dietro la città oltre il tempo, che è icona mondiale e insieme vicina alle storie di ognuno. Vedere lì, quel mazzo di fiori ai piedi del feretro avvolto nella nostra copertina dedicata a lei, è per questo ancora più emozionante: «Ma ‘ndo vai», lo ripetono in tanti, tante volte lì intorno, con amore.