«Mi chiedo come sia possibile che Ama, che gestisce i servizi cimiteriali di Roma, si sia presa la libertà di mettere i nomi delle donne e le croci sulle tombe dei feti. Su questo andremo fino in fondo, le responsabilità devono essere accertate, non credo riguardino solo la violazione della privacy ma ipotizzo anche profili penali». Monica Cirinnà, senatrice del Pd, romana, non si dà pace per la vicenda denunciata alcuni giorni fa da Marta, che ha fatto scoprire come a Roma ci siano centinaia di tombe di feti con i nomi delle madri scritti sulle croci.

Ama ha spiegato che le sepolture necessitavano di una identificazione e che la croce è un simbolo convenzionale in assenza di altre disposizioni.
«Ama dovrà rispondere di tutte queste libertà che si è presa. E’ evidente che non ci doveva essere alcuna identificabilità di queste donne, del resto la legge 194 prevede la possibilità di anonimato persino per il parto. Tutto ciò non sarebbe mai dovuto accadere, non vedo perché Ama possa assurgere a giudice morale delle scelte delle donne. Stanno partendo azioni legali, ci sono state interrogazioni parlamentari, probabilmente sarà coinvolto anche il Tar, io sono pronta a portare la questione in commissione Giustizia in Senato. Bisogna fare piena luce e impedire che altre donne subiscano questa violenza».

Secondo lei come può accadere una cosa del genere in Italia nel 2020?
«E’ possibile perché sul corpo delle donne si giocano ancora importanti partite politiche e di potere. Come dice uno slogan delle femministe “il corpo delle donne è campo di battaglia”.

Ad oggi il fenomeno riguarda quasi esclusivamente i cimiteri di Roma. Crede che la giunta ne debba rispondere?
«Fa male al cuore constatare che la prima sindaca donna di Roma sia così indifferente a questa vicenda. Non ha un assessore che si occupa dei cimiteri? E questo assessore non ha mai fatto un sopralluogo per verificare la situazione? Il silenzio della sindaca è scandaloso».

E’ possibile che questa prassi sia iniziata con la giunta Alemanno, quando fu inaugurato il Giardino degli angeli per i “bambini mai nati” al Laurentino?
«E’ possibile, ma in ogni caso il M5S governa Roma da 4 anni e la pratica è proseguita fino ad adesso. E’ evidente che c’è qualcosa che non va anche nel regolamento cimiteriale di Roma. Quando arriveranno le denunce e gli esposti anche il Comune dovrà rispondere di quanto accaduto. Il dolore che ha subito Marta ha fatto emergere questa situazione e ora il dovere delle istituzioni è metter fine a questa grave violenza nei confronti delle donne».

Forse non è solo un tema del Comune di Roma. Ci sono associazioni cattoliche che in tutta Italia hanno sepolto decine di migliaia di feti senza il consenso delle donne. Deve cambiare la legge nazionale?
«Bisogna sicuramente mettere mano al Regolamento nazionale di Polizia mortuaria del 1990. Ogni donna che interrompe una gravidanza ha il diritto di scegliere se e come seppellire il feto e secondo quale rito farlo. Sono questioni molto intime su cui non si può sindacare. Serve massimo rispetto per chi sceglie la sepoltura, altrettanto rispetto per chi non la vuole».

Molte associazioni di donne inseriscono questa vicenda in un attacco alla 194.
«L’unica cosa da fare sarebbe rispettare e applicare bene la legge 194, garantire alle donne il diritto ad abortire sancito da quella legge illuminata approvata ben 40 anni fa e che oggi rischia di essere non solo minata da prassi poco chiare e poco rispettose, ma anche dalla difficoltà di applicazione. Mi riferisco, per essere chiari, all’eccesso di obiettori che rende difficile, e a volte impossibile, ricorrere all’aborto».

Secondo l’Espresso a Roma ci sono solo 5 medici disposti a praticare l’aborto terapeutico.
«Zingaretti è l’unico presidente di Regione che ha avuto il coraggio di aprire un bando per medici e infermieri non obiettori, proprio per poter applicare la 194. Spero che altri seguano il suo esempio».