«C’è un clima intimidatorio nei confronti di chi avanza critiche alle politiche di Israele. E mi addolora sapere che anche qualche sezione dell’Anpi possa cascarci». Così, l’attore e drammaturgo Moni Ovadia, commenta l’annullamento della conferenza con l’attivista pacifista di Gaza, Ahmad Abu Artema, che si sarebbe dovuta tenere nella sala comunale Almese (Torino), in Val di Susa, il 17 gennaio.

L’evento, organizzato da Progetto Palestina e Bds Torino in collaborazione con le sezioni Anpi di Valmessa e Avigliana, è saltato dopo il ritiro della partecipazione di quest’ultime su indicazione della sezione provinciale, dopo non meglio precisate pressioni da parte di associazioni della comunità ebraica. Se l’Anpi di Torino non rilascia dichiarazioni, l’Anpi nazionale, con la sua presidente Carla Nespolo, ha precisato che l’organizzazione «non è intervenuta in alcun modo sulla questione» ed è estranea alla cancellazione dell’evento.

La vicenda si tinge di giallo, perché i precedenti incontri con Ahmad Abu Artema sulla «Marcia del Ritorno», iniziata a Gaza il 30 marzo 2018, di cui l’attivista è fra gli ideatori, si erano svolti, da Napoli a Roma, passando per Bologna, senza alcun intoppo. Anche il giorno prima all’Università di Torino non c’erano stati problemi. Perché, allora, si è arrivati alla cancellazione dell’evento in Val di Susa. Quali pressioni ci sono state? Forse infastidiva la presenza della Rete ebrei contro l’occupazione. Per Moni Ovadia non c’è una motivazione locale: «Si cerca di tappare la bocca a ciò che non è considerato politically correct e da parte di alcuni gruppi della comunità ebraica c’è un tentativo a livello italiano di censurare ogni voce che parli di segregazione e occupazione in Palestina, una situazione che i giovani palestinesi stanno patendo più di tutti. Un atto di censura che considero squadrista».

Sull’accaduto sono intervenuti gli organizzatori dell’evento Progetto Palestina, che avevano inizialmente promosso l’evento con le due sezioni dell’Anpi: «È grave censurare un’iniziativa con un attivista per i diritti umani di Gaza. Rigettiamo l’abbinamento antisemitismo-antisionismo, l’antisemitismo lo combattiamo tutti giorni. Lottare contro politiche di apartheid israeliane è un atto doveroso per ogni cittadino e antifascista, che unisce la Resistenza di un tempo con questa».

La presidente Nespolo ha colto l’occasione per ribadire le convinzioni dell’Anpi sulla questione palestinese: «L’unica soluzione al conflitto israelo-palestinese è la creazione di due Stati. Giudichiamo severamente la politica di Netanyahu, che ha inasprito il contenzioso con scelte provocatorie, e riteniamo la condizione di vita degli abitanti di Gaza intollerabile». E ha aggiunto: «Da tempo si è creato in Italia un clima per cui qualsiasi iniziativa che tenda a dimostrare simpatia verso i palestinesi e critiche verso il governo israeliano viene bollata come antisemita. È giunto il momento di giudicare con obiettività tali iniziative, distinguendo la legittima critica all’attuale politica israeliana dalle posizioni antisemite, proprie della peggiore tradizione neofascista e neonazista italiana».