Prima di tutto se la prese con i bambini stranieri della scuola materna, fissando una quota massima di presenza in classe (pari al 45%) e così lasciandone a casa sessanta. Poi fu la volta dei quotidiani il manifesto e Avvenire, cacciati dalla biblioteca comunale perché probabilmente rei di simpatizzare troppo con gli ultimi, i più deboli. Dopodiché decise di cancellare 936 stranieri dall’anagrafe del Comune, in quanto non più residenti e istituì una limitazione per i «negozi etnici» nel centro. E adesso, come se non ce ne fosse abbastanza, a finire nel mirino sono gli insegnanti di sinistra, che criticherebbero apertamente in classe le ordinanze della sindaca leghista di Monfalcone Anna Maria Cisint. Lesa maestà: la prima cittadina ha deciso che verranno monitorati. In altre parole schedati.

Tira una brutta aria nella città dei cantieri navali, in provincia di Gorizia, a trenta chilometri da Trieste e a pochi passi dal confine sloveno. Terra di confine e di contaminazioni sociali e culturali, il 22% della popolazione è formato da cittadini stranieri: la comunità più numerosa è quella bengalese (il 36,4%). Il luogo perfetto per soffiare sul fuoco, se si è una sindaca leghista poco incline ad accogliere le critiche.

«Alcuni genitori e insegnanti mi raccontano che in alcune scuole si criticano le mie ordinanze, da settembre potranno riferirlo al Garante per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza» incaricato di fare un monitoraggio. Questa è l’iniziativa della sindaca Cisint, anticipata dal quotidiano triestino Il Piccolo. Un «servizio di ascolto riservato» (così definito in un tweet dal primo cittadino) gestito dal Garante per i diritti dell’infanzia e della adolescenza, Francesco Orlando (già insegnante di religione), che raccoglierà le segnalazioni arrivate finora personalmente alla sindaca, tra le quali uno studente che sostiene di essere «bullizzato» perché non organico al presunto sistema di sinistra.

I professori colpevoli di avvelenare le menti dei giovani, saranno, dunque, saranno tenuti sotto la lente della sindaca per mezzo del Garante, mentre la Costituzione italiana recita all’articolo 33: «L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento». Cisint, già dirigente del comune di Gorizia, candidata a sindaco di Monfalcone per la prima volta nel 2011 , quando fu sconfitta al ballottaggio da Silvia Altran, centrosinistra, è stata eletta prima cittadina nel 2016.

Una vittoria storica per il centrodestra in quella che veniva definita una roccaforte rossa. Matteo Salvini, appena concluso lo spoglio, scrisse su Facebook: «Vado a nanna felice». Sarebbero iniziati anni di buio per la città operaia del produttivo Nord-est.

Solidarietà ai docenti e al personale delle scuole di Monfalcone, «colpiti dalle liste di proscrizione della sindaca Cisint» è stata espressa, ieri, da Cgil e Cisl di categoria del Friuli Venezia Giulia. La accusano di «spostare l’attenzione sui presunti professori di sinistra o ideologizzati per coprire i fallimenti politici nei primi due anni di mandato». Sono molte le reazioni critiche nei confronti della decisione della sindaca definita «agghiacciante» da Camilla Sgambato, responsabile Scuola del Pd. Per Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, Cisint «dovrà capire prima o poi, dopo aver sequestrato Avvenire e manifesto alla biblioteca comunale, aver cacciato i bambini figli di migranti dalle scuole e cosi via, che l’epoca dei Podestà non puo’ tornare in Italia». Il parlamentare di Leu invita alla mobilitazione e si augura che «le organizzazioni sindacali e professionali si attivino affinché questa schedatura non inizi». Si rivolge al ministro dell’istruzione leghista Marco Bussetti: «Non può far finta di niente e nascondere così il suo imbarazzo».

Anche il Pd si scaglia contro il titolare del dicastero: «È assolutamente intollerabile che non intervenga. Come membri della commissione cultura della camera chiediamo al ministro dell’istruzione di far sentire la sua voce a tutela della libertà d’insegnamento». La senatrice dem Tatjana Rojc e la vice presidente del gruppo Pd al senato Simona Malpezzi hanno presentato in commissione un’interrogazione al ministro a proposito di un’iniziativa «in palese contrasto con la legislazione vigente».