A dicembre si dovrebbe toccare un nuovo record assoluto nel mondo quanto a rimesse dei migranti, già tornate ai massimi nel 2017 dopo due anni di calo. Quest’anno, secondo le stime della World Bank, dopo essere arrivate alla cifra di 466 miliardi di dollari (+8,6%) dovrebbero crescere ancora, anche se ad un tasso dimezzato, fino al picco dei 485 miliardi di dollari, escluso quelle dirette in Europa e negli Stati Uniti. La Banca Mondiale lega queste prospettive a una crescita che coinvolga anche l’Italia e la Spagna, oltre agli Usa. Migliorano in particolare, a livello globale, le spedizioni di denaro da immigrati indiani, cinesi, filippini, messicani, nigeriani, egiziani, mentre i flussi da pakistani e bengalesi sono sostanzialmente stabili da un paio di anni e in leggero calo dai cingalesi.

La Banca d’Italia, che raccoglie i dati comunità per comunità, considera che ancora dal 10 al 30 per cento delle rimesse dall’Italia utilizzino un canale informale, difficilmente tracciabile, escludendo le costose agenzie del money transfert con costi esorbitanti per l’invio di soldi soprattutto nell’Africa subsahariana, dove più servono alla sopravvivenza. La cifra massima totale raggiunta di denaro inviato all’estero dall’Italia risale al 2011, quando toccò la quota di 7,3 miliardi di euro, per attestarsi negli ultimi due anni attorno ai 5 miliardi. L’andamento delle donazioni però varia molto a seconda della comunità migrante e della regione italiana dove risiede e lavora il donatore, che spesso tradisce in questo modo la sua situazione lavorativa e i legami più o meno stretti con la famiglia beneficiaria e quindi con la sua rete di relazione nel luogo d’origine.

Ad esempio dall’Emilia Romagna nel 2017 la quota di rimesse è rimasta quasi stabile a 464 milioni di euro l’anno (erano 476 milioni nel 2011). Mentre sono in aumento le raccolte in Puglia, Basilicata, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia. Le rimesse dalla Toscana provengono in massima parte dalla comunità cinese, in particolare dall’area industriale di Prato, anche se in Cina arrivano di anno in anno meno soldi, forse per minori necessità, così come verso le Filippine e la Romania: i tre Paesi che incanalavano fino al 2005 i volumi di denaro più grossi dall’Italia. In ascesa sono invece gli invii verso il Bangladesh (532 milioni di euro nel 2017) e verso la Nigeria. Verso questo Paese si incanalano i due terzi delle rimesse a livello mondiale in arrivo nell’Africa subsahariana, pari l’anno scorso a quasi 22 miliardi di dollari. Dall’Italia nel secondo trimestre del 2018 è da segnalare un exploit: le rimesse dei nigeriani sono passate da volumi trimestrali compresi tra i 3 e i 6 milioni di euro, alla cifra quadruplicata di quasi 17 milioni di euro, a fronte di sbarchi e arrivi di migranti in calo.