La protagonista assoluta è la Bassa reggiana o, come la chiamano le didascalie di Mondo Za di Gianfranco Pannone, la «bassa zavattiniana»: quel «luogo di confine» lungo il fiume Po nel quale il grande sceneggiatore e scrittore, nume tutelare del neorealismo, è nato e cresciuto. Gli abitanti di queste terre che Pannone segue per tutto il film hanno però un legame con Zavattini che va oltre il luogo di nascita: nelle loro storie, passioni e parole scorre un’affinità elettiva più profonda – nello slancio creativo di un pittore come Leo magari (anche Zavattini fu pittore, nonché grande amante e mecenate della pittura naif), o in quello del fotografo e comunista Giovanni.

«Oggi – spiega infatti Pannone – le tracce di Zavattini le puoi trovare qua e là nella Bassa. In un vecchio e solitario pittore naif che sembra uscito da un racconto dello stesso scrittore ‘luzzarese’, come in un ragazzo africano emigrato con la famiglia da queste parti, che in inglese (ma senza tralasciare il dialetto locale) rappa versi e pensieri del grande Za». Il ragazzo ghanese, Prince, rappresenta l’apertura della placida – ma solo in apparenza – provincia emiliana a un mondo nuovo che Zavattini, morto nel 1989, non ha conosciuto ma che a lui è comunque legato. «Ciò che sembra piccolo può essere la cosa più grande del mondo» canta infatti Prince rifacendosi proprio all’idea di osservazione della realtà dello sceneggiatore, di cui è un grande appassionato come dei dipinti di belve feroci di Antonio Ligabue – anche lui per lungo tempo ha vissuto nella Bassa reggiana – e a cui Zavattini stesso aveva dedicato una poesia.

Mondo Za mette dunque in scena un paesaggio umano e naturale fatto di segrete corrispondenze tra la Bassa e uno dei suoi cittadini più illustri. Se infatti un altro dei protagonisti del documentario, il solitario pittore Leo inseparabile dal suo cagnolino Tupin, può ricordare l’anziano pensionato Umberto D, non condivide in realtà la sua amarezza e il suo dolore: il rapporto è a un livello più profondo, nel piacere di osservare il mondo e riprodurne le fattezze, o magari in quello di guardare la giovane barista vicino al casale dove Leo vive.

Ma queste affinità elettive si trovano anche nelle storie dell’antifascismo che attraversano l’Emilia, una delle protagoniste più eroiche della resistenza: a una celebrazione per il 25 aprile vengono ricordati i fratelli Cervi, ma anche la Storia della resistenza è fatta di tante storie più piccole e meno note come quella di un parente del pescatore Wainer, che per non essere riconosciuto dai nazisti (progettava un attentato a un deposito di munizioni) chiese un abito in prestito ai vicini, lasciando in pegno il suo violino. Scoperto e impiccato, le sue gesta vanno a comporre il grande mosaico dell’antifascismo, e il suo violino ritrovato dopo decenni viene restituito alla madre di Wainer proprio il 25 aprile.
Presentato da Pannone, Mondo Za verrà proiettato stasera all’Apollo 11 di Roma, mentre domani ci sarà l’anteprima a Luzzara, il paese natale di Cesare Zavattini.