Al Cremlino hanno tirato un mezzo sospiro di sollievo dopo che Theresa May ha annunciato le misure assunte dal governo britannico a seguito della crisi seguita all’avvelenamento di Sergey Skripal e della figlia. Il tanto temuto boicottaggio dei mondiali di calcio in programma per giugno si allontana. Si sarebbe trattato di una misura che Mosca avrebbe pagato cara in termini di immagine e che avrebbe costretto Putin a una reazione pesante (la chiusura dei rapporti diplomatici, si vocifera).

IN ASSENZA DEL PRESIDENTE a Mosca, è impegnato in un tour elettorale in Crimea, le prime reazioni sono state affidate a Marya Zacharova la portavoce del ministero degli esteri. «Nessun paese al mondo può lanciare ultimatum di 24 ore alla Russia» ha esordito con durezza la diplomatica.

«Riteniamo inaccettabile e indegno che il governo del Regno unito per propri scopi politici scellerati intenda giungere al più serio aggravamento delle relazioni tra i nostri paesi, annunciando tutta una serie di azioni ostili, tra cui l’espulsione dal paese di 23 diplomatici russi».Nelle prossime ore il governo russo prenderà «tutte le misure necessarie per rispondere» a una «provocazione isterica». Al di là dei toni inevitabilmente duri, comunque la sensazione è che Mosca voglia attendere di vedere quali carte abbia in mano Downing Street e che la partita sia ancora tutta da giocare.

LA STESSA RICHIESTA di May di rimuovere dal suo incarico Sergey Lavrov, l’attuale ministro degli esteri, è stata recepita dal Cremlino come una rivendicazione «inusuale» che dimostrerebbe che i britannici non abbiano prove concrete sul coinvolgimento della Russia nell’attentato.

NEANCHE LE MISURE «SEGRETE» ventilate dal May o la riduzione degli acquisti di gas da parte britannica (che sono sempre stati ben poca cosa) sembrano togliere il sonno a Putin e alla sua squadra. Il timore è invece che si stia formando un «cordone sanitario» a livello internazionale contro il Paese capace di condurlo al completo isolamento. Per questo Mosca guarda con preoccupazione alla solidarietà espressa dalla Nato, dalla Ue e da Trump al governo May come alla ricostruzione di una union sacrée appena scossa dalla vicenda dei dazi su acciaio e alluminio. «A tutto siamo pronti, meno che a essere posti in permanenza nell’angolo» confidava un deputato della maggioranza della Duma a Vedemosti, un paio di giorni fa.

DAL PUNTO DI VISTA INTERNO, tuttavia, la nuova crisi diplomatica con Londra non avrà impatti immediati. Anzi. Da tempo l’opinione pubblica russa vive le misure assunte contro la Russia con fastidio e si sente vittima di una persecuzione e di una ben orchestrata campagna russofobica. Putin ha impostato gran parte della sua campagna elettorale sul nazionalismo e da questo punto di vista il governo britannico non sta che dandogli un inaspettato aiuto.