Un bagno di sangue – inutile girarci intorno – per festival, concerti, locali, teatri e l’industria che gira intorno alle produzioni live, il maledetto Covid-19 ha fatto più danni di una guerra e il futuro incerto – incertissimo – dei prossimi mesi, costringe chi lavora nel settore ad operare di fantasia minimizzando i guadagni pur di rimettersi in gioco secondo i protocolli sanitari correnti. L’ottava edizione del Torino Jazz Festival aveva allestito per la scorsa primavera un cartellone ricco di nomi, appuntamenti, incontri e la stretta ferale di marzo, ha costretto gli organizzatori a ripensare tutto. Scongiurata la cancellazione, i direttori artistici Diego Borotti e Giorgio Li Calzi hanno messo a punto una doppia formula che garantisse una vetrina di concerti estivo-autunnali, scegliendo fra musicisti collaudati ed alcuni emergenti.

TJF VERSIONE ESTIVA – progetto del comune di Torino realizzato dalla Fondazione per la Cultura Torino main partner Intesa San Paolo, Iren, Crt, Confagiarnato e Ancos, media partner Rai, ha trovato ospitalità nella multistruttura del nuovo ostello torinese – il Combo, a pochi passi dal grande mercato multietnico di Porta Palazzo. E non è quindi un caso che la scelta degli artisti, pur muovendosi nel segno della continuità, sia stata caratterizzata dall’unione curiosa di mondi sonori diversi e progetti non solo legati alla musica, Così, accanto ai live set di Faraò, l’inedito trio Cafiso, Cigalini , Davis impegnati in una serata nel segno di Charlie Parker, Manu Katché e la straordinaria vocalist algerinaSouad Asla, ha trovato spazio il progetto musical letterario con cui Roberto Gatto e Valerio Mastandrea hanno voluto rendere omaggio a Pasolini e a uno dei suoi film simbolo Accattone. Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura si sono affidati a solide certezze, forti di un lungo sodalizio fatto di concerti e dischi eccellenti come Mistico Mediterraneo, In Maggiore ma non va dimenticato Danse Mémoire, danze del 2017 con il gruppo vocale A Filetta. Un incontro dalla dirompente forza espressiva fra tromba e bandoneon, dove bastano – nella notte torinese – rapidi gesti d’intesa per far risuonare note di standard e pezzi originali, O que serà che si chiude sulle note del Pueblo unido. L’estro di Fresu – grande improvvisatore – crea atmosfere in simbiosi con la tecnica del bandeonista marchigiano, commuovente nella ripresa di un brano del 1992 del compositore argentino Fito Paez, Un vestido y un amor, celebrato in Fina Estampa storico album di Caetano Veloso. C’è molto latino americana, perfino un brano di Victor Jara Te recuerdo Amanda che – ricordano i due musicisti – hanno eseguito insieme per la prima volta davanti al pubblico cileno. Concerto impreziosito nella seconda parte dal gruppo torinese Cbs Trio guidato dal bassista MauroBattisti, il batterista Donato Stolfi e Alessandro Chiappetta, chitarra elettrica, una parentesi elettrica che ben si malagama con gli equilibri sonori del trio e la poesia di tromba e del bandoneon.

Paolo Fresu al Tjf, foto di Fabio Miglio

AUTODIDATTA, essenziale nella composizione, sferzante nell’approccio con lo strumento, il francese Marc Ducret è fra i protagonisti dell’avant jazz contemporaneo. Nel capoluogo piemontese ha presentato una serie di brani originali caratterizzati da una costruzione sonora ad effetto, arricchiti da una sequenza di suoni pesanti alternati ad altri più articolati, senza mai perdere il senso della misura. L’artista transalpino – che in passato ha più volte collaborato con Tim Berne, si è presentato con una formazione ampliata a sestetto, dove ben si inseriscono Fabrice Martinez alla tromba e Christophe Monniot al sax alto. Applausi del pubblico e un bis ad effetto: il classico composto a quattro mani da Carla Bley e Steve Swallow Ladies in Mercedes.

MA IL COLPO al cuore di questa ottava edizione – spostata per le ultime date al teatro Colosseo come quello finale di Daniele Sepe per via del maltempo – è arrivata da una idea vincente degli organizzatori. Ovvero mettere insieme due nomi storici del jazz italiano: Enrico Rava, 81 anni e Gianni Coscia che a gennaio ne farà 90 per un set tutto dedicato alla storia del jazz italiano con qualche digressione. Supportati da un quartetto che includeva anche il bravo armonista lombardo Max De Aloe, iniziano studiandosi – si conoscono da sessant’anni ma quella torinese è stata la seconda volta che hanno condiviso insieme il palco – sulle note di Tu musica divina, ma bastano pochi accordi e le note fluiscono gioiose dalla fisarmonica e dai contrappunti alla tromba di Rava. Si divertono tanto che Coscia azzarda con ironia una piccola polemica: «Riascoltando questo pezzo, ragionavo sul fatto che una volta erano i musicisti a scrivere le canzoni…».

NON MANCANO gli standard americani, tanto amati dai due musicisti piemontesi – Stella by starlight , un frammento da Misty di Erroll Garner e poi gli omaggi a Gorni Kramer e al maestro di Rava, Miles Davis, con l’esecuzione di Dear Old Stockholm. Gioco di rimandi e improvvisazioni, a cui si prestano volentieri anche il timing preciso di Paolo Franciscone alla batteria e Stefano Risso, al contrabbasso. Mentre il giovane ma già consumato performer Fabio Gorlier al pianoforte, si gode lo sguardo complice di Rava. Tjf chiude la prima parte di questa edizione ai tempi del Covid-19 e dà appuntamento in autunno quando – dal 2 al’11 ottobre – il festival si riproporrà nei club.