Dura settantaquattro minuti ed è stato commissionato dalla Ministero della marina imperiale alla Shochiku il primo film d’animazione giapponese. Creduto perso dopo la fine della guerra (si diceva che gli americani avessero confiscato e bruciato ogni copia), Momotar: Umi no Shinpei (Momotaro’s Divine Sea Warrriors) è oggi disponibile anche su Youtube, ma non nella smagliante versione restaurata che lo studio giapponese ha portato a Cannes, nella sezione Classici. Sequel del corto Momotar no Umiwashi (Momotaro’s Sea Eagles), realizzato nel 1943 (echeggiando l’attacco a Pearl Harbor), come il corto, il film diretto da uno dei padri dell’anime, Mitsuyo Seyo, utilizza il popolare eroe di una fiaba giapponese (un bimbo nato da una pesca, che diventa amico di un cane, di una scimmia e di un fagiano) per raccontare una storia sullo sfondo della guerra, in cui il Giappone appare vincente.
Il film inizia in realtà lontano da un campo di battaglia, con tre cadetti della marina (il cane, la scimmia e il fagiano) che, in visita alle famiglie, sono coinvolti nel movimentato salvataggio del fratello minore della scimmia, inghiottito dalle rapide mentre insegue un cappello da marinaio.

L’azione si sposta quindi in un’isola del Pacifico, dove un esercito di conigli giapponesi, con l’aiuto degli animali selvaggi della foresta (tra cui elefanti, rinoceronti e tigri) costruisce una base militare. Momotaro e i suoi tre amici arrivano sull’isola a bordo di un aereo, accolti come eroi. Si riconosce molto, nei personaggi e negli sfondi, disegnati in bianco e nero, l’influenza dei cartoon americani, specialmente il primo Disney (pare che la Shochiku avesse mostrato a Seyo anche Fantasia, uscito nel 1940).

Ma, nell’uso di certe prospettive dal basso, di certe espressioni nei volti e nel rapporto tra le proporzioni dei personaggi e dello sfondo, il film getta le basi per alcuni stilemi che diventeranno tipici dell’animazione giapponese. Osamu Tezuka, creatore di Astroboy, lo ha definito un’influenza importantissima. E le sequenze aeree sembrano anticipare quelle di Porco rosso e, soprattutto, di Si alza il vento, di Myazaki.

Concepito per incutere ottimismo alle platee dei giovanissimi, e uscito nel 1945, quando la sconfitta dell’Impero del sole era imminente, il film «va in guerra» solo nella sua terza parte, quando Momotar e i suoi, conducono l’invasione dal cielo di un’isola controllata dagli inglesi. La battaglia è veloce, la resa incondizionata. Al tavolo della trattativa, dominata da Momotaro, i soldati britannici sono pavidi e disegnati con un tratto caricaturale, a confronto con i vincitori, di piglio nobile. Tra gli arresi appaiono anche Popeye e Bluto (simboli degli Usa che Seyo aveva già introdotto in Momotaro’s Divine Sea Warriors). L’epilogo è ambientato nello stesso paese dove è iniziato il film, con i bambini/animali che si esercitano a buttarsi, dalla cima di un albero, nel contorno di una mappa degli Stati uniti disegnata per terra….