A sostenere Bernie Sanders ci sono i camionisti, i magazzinieri, i baristi e le cameriere. A scommettere su Pete Buttigieg invece ci sono le hostess, gli organizzatori di funerali e i preti. Ad aprire il portafoglio per Elizabeth Warren ci sono invece i matematici, le bibliotecarie e gli storici. Come lo sappiamo? Perché recentemente ActBlue, una piattaforma di raccolta fondi vicina al partito democratico, ha fornito una valanga di dati alla Fec, la commissione federale per le elezioni, come la legge la obbliga a fare.

Molti donatori di piccole somme non immaginavano, però, che i loro dati personali (nome, indirizzo e occupazione) sarebbero stati pubblicati sul sito della Commissione, visibili da tutti. Così, il signor Greg Harrison di Grand Prairie, Texas, non necessariamente avrebbe voluto che tutto il mondo sapesse della sua donazione di 38 dollari e 46 centesimi a vantaggio dei democratici. David Waldron, un politologo appassionato di informatica, ha connesso i dati della Fec con quelli del censimento, scoprendo che ognuno dei candidati alla nomination democratica per la presidenza sembra avere una base sociale molto definita e riconoscibile.

Per esempio, Joe Biden, l’ex vicepresidente di Obama dopo essere stato senatore per decenni, riscuote il sostegno di avvocati, giudici, poliziotti e guardie giurate (insomma, le professioni legali/repressive) mentre Buttigieg, il giovane sindaco di una cittadina dell’Indiana, riceve molte donazioni da religiosi, come si è detto, ma anche da manager, infermiere e medici. Il sostegno di questi due candidati centristi è abbastanza variegato, mentre quello di Bernie Sanders ed Elizabeth Warren è molto più chiaro.

Sanders è il candidato dei lavoratori manuali che votano democratico: camionisti, cuochi e camerieri nei fast food, baristi. In queste categorie, il senatore del Vermont raccoglie tra il 55% e il 60% delle donazioni. Se c’è un politico che può competere con Trump per i consensi dei lavoratori che non sono andati all’università è lui.

Non a caso Alexandria Ocasio-Cortez, la giovane deputata di New York che rappresenta l’ala sinistra del partito, ha espresso il suo sostegno a Sanders per la presidenza con un video in cui riafferma la necessità di una “organizzazione della classe lavoratrice” e di una vera e propria “rivoluzione pacifica” negli Stati Uniti. Sanders ha annunciato due settimane fa di aver superato il milione di donatori per la sua campagna elettorale, una base di sostegno che nessuno degli altri candidati può sperare di uguagliare.

Nel campo progressista c’è anche Elizabeth Warren, la combattiva senatrice del Massachusetts, che i sondaggi danno in forte ascesa: in ottobre ha superato ovunque Sanders e, in un paio di rilevazioni, perfino il favorito Joe Biden. Warren è di gran lunga il candidato che ha un programma più dettagliato, in particolare per quanto riguarda la sanità, e le sue performance fin qui sono state senza errori. Molti la considerano già il candidato da battere, come dimostrano gli attacchi contro di lei.

L’analisi dei donatori rivela però che la sua base sociale sta nelle università e nelle professioni intellettuali: professori, studenti, bibliotecari, economisti, insegnanti, giornalisti. E’ una componente molto attiva e militante del partito, oltre che generosa nelle donazioni, ma rivela una certa ristrettezza della platea che la sostiene.

Naturalmente, questi dati riflettono solo la parte più attiva degli elettori, quelli che hanno inviato denaro ai candidati: è perfettamente possibile che, tra i camionisti, al momento di votare la maggioranza si esprima per un candidato democratico diverso da Sanders, o addirittura per Trump, come avvenne nel 2016.

Tuttavia, la finestra che le donazioni ci aprono sui rapporti con i ceti sociali della coalizione democratica è estremamente importante.

Per esempio, scopriamo che nel complesso dei donatori il candidato dell’establishment Joe Biden arriva solamente quarto, con l’8,6% dei contributi, molto lontano da Warren e Buttigieg (12,5%) e a una distanza siderale da Sanders, che raccoglie oltre un quarto delle donazioni, il 27,2%. È un altro segnale di debolezza di Biden, oltre agli altri manifestati fin qui: l’essere un politico tradizionale e poco carismatico.

Biden, inoltre, è indirettamente danneggiato dallo scandalo sull’Ucraina che sta mettendo in moto la macchina dell’impeachment di Trump: è suo figlio, infatti, ad essere coinvolto in affari forse legali ma piuttosto opachi in Ucraina.

Nelle ultime settimane Bernie Sanders è stato un po’ offuscato dalla brillante e carismatica Warren ma i dati ci mostrano che la sua base di consenso tra i lavoratori appare solida.