«Martedì alla camera molti colleghighi non sapevano neanche quello che stavano votando. Il testo della mozione è rimasto coperto fino all’ultimo. Dopo l’ufficio di presidenza non ci avevano fatto sapere niente». Per descrivere la situazione dopo l’approvazione della mozione anti-Visco alla camera, un dirigente orlandiano parla di «teatro dell’assurdo». «È tornato Renzi il rottamatore, ha provocato consapevolmente una reazione dell’establishment contro di lui per usare questa carta in campagna elettorale. Ma se questa mossa si risolvesse in un autogol?».
Ora, è il ragionamento, il presidente della Repubblica che entro fine ottobre – e cioè entro dodici giorni – deve nominare il presidente di Bankitalia è in imbarazzo. E il presidente uscente Visco, che prepara il contrattacco, è più difficile da rimuovere.

SCENARI A PARTE, di certo c’è che la «mossa» ha improvvisamente terremotato il Pd fresco di una quasi pax interna, in cui il segretario sembrava (o fingeva di) riaprire all’idea di coalizione. Invece ancora una volta ha fatto tutto da solo, insieme alla guardia scelta del Giglio magico, mostrando palese indifferenza verso quella parte del gruppo dirigente che non fa parte della stretta corte.

ANCHE MOLTI SUOI FEDELI sono stati presi alla sprovvista dalla scelta di impallinare Visco e mettere in difficoltà Mattarella. E il paese: perché proprio nel momento in cui la Bce valuta il giro di vite sui crediti deteriorati, rischia di indebolire la posizione del sistema italiano. Ragione per cui Pier Luigi Bersani parla di gesto «tecnicamente eversivo».

MA È SOPRATTUTTO DENTRO IL PD che scoppiano le grane. Dopo pochi giorni di ritrovata sintonia e elogio dell’unità, Walter Veltroni straccia la foto del Mulino bianco e cambia repentinamente tono sul segretario: la mozione è «incomprensibile ed ingiustificabile», dice, «da sempre la Banca d’Italia è un patrimonio di indipendenza e di autonomia per l’intero paese». L’ex capo dello stato Giorgio Napolitano liquida la vicenda in maniera sprezzante: «Non mi occupo di cose deplorevoli». Cuperlo parla di «grave errore», «chi cavalca l’onda dell’antipolitica si trova sommerso dall’onda. C’è già qualcuno che fa questo mestiere, per altro molto bene: M5S e Lega». In mattinata Andrea Martella, protavoce dell’area Orlando, chiede «un chiarimento nel gruppo». La richiesta cade nel vuoto.

MA MALUMORE FRA I DEPUTATI è palpabile. Il capogruppo Rosato svia i colpi: «Non vogliamo la testa di nessuno, siamo gli unici che hanno difeso il diritto e dovere del premier a individuare il prossimo governatore».

A PALAZZO MADAMA nel pomeriggio il capogruppo Pd Luigi Zanda si chiude nel proprio ufficio con il premier Gentiloni alla fine delle comunicazioni in vista del Consiglio europeo di oggi e domani. All’uscita il premier non parla. Zanda sì, invece, e quello che scocca non è un bel giudizio, sebbene indiretto, sul collega Rosato e sul suo dante causa Renzi: «Mozioni di questo tipo meno se ne fanno e meglio è», dice, perché «quando si tratta di questioni che hanno a che fare con il risparmio dei cittadini e con la stabilità del sistema bancario bisogna sempre usare il massimo della prudenza possibile».

TUTTI CONTRO RENZI, DUNQUE? No, Renzi contro tutti. I suoi lasciano filtrare il malumore verso Mattarella: «Noi siamo per il massimo rispetto delle istituzioni ma non è che tu, Mattarella, chiedi a noi il rispetto istituzionale e poi con una nota blindi Visco, bloccando una discussione politica: non si fa così». Il segretario difende la mozione. Nella sua mentalità sa di aver fatto il colpaccio provando a rientrare nei vecchi panni dell’antiestablishment. Anche per mettersi al sicuro: se poi durante la campagna elettorale dovessero arrivare a meta le indagini che si muovono intorno a alcuni dirigenti di Bankitalia, potrà rivendicare «ve l’avevo detto io».

AL SUO FIANCO RESTA LO STRETTO giro del Giglio Magico, Maria Elena Boschi in testa, che sul tema delle banche ha qualche sasso da togliersi dalle scarpe. E il presidente del Pd Orfini, che aspetta di ascoltare Visco in commissione. E attacca: «Di cosa ci si stupisce? Del fatto che il Pd sia convinto che la polvere non vada nascosta sotto il tappeto? Capisco lo stupore di una sinistra tanto battagliera nei convegni quanto ossequiosa ogni volta che a essere in discussione è l’establishment del paese».