La Moldavia potrebbe diventare una provincia rumena? Non si tratta di un’ipotesi di fantapolitica ma di un’eventualità che è entrata di prepotenza nell’agenda del dibattito politico del Paese. Pochi giorni fa sette città della Moldavia occidentale hanno chiesto l’unificazione alla Romania.

IL PICCOLO STATO EX-SOVIETICO incastrato da Romania e Ucraina è da tempo al collasso economico. Il Pil pro capite è poco sopra i 1.500 euro l’anno e un terzo di esso è prodotto dalle rimesse interne dei suoi migranti nei paesi europei. La Russia qualche anno fa ha imposto l’embargo sulle esportazioni dei prodotti agricoli che rappresentavano il 28% del totale. Politicamente il paese è diviso tra la maggioranza parlamentare liberaldemocratica e filo-occidentale e il Presidente della Repubblica, Igor Dodon, socialista che sogna un riavvicinamento con Mosca, eletto poco più di un anno fa. La coabitazione tra presidenza e governo è stata sin da subito difficile. La situazione si è incancrenita al punto che il Tribunale costituzionale moldavo, il 5 gennaio 2018, ha temporaneamente sospeso dall’incarico il presidente Dodon «come atto necessario per sbloccare gli atti legislativi votati dal parlamento».

DODON SI ERA RIFIUTATO di controfirmare la legge approvata dal parlamento che proibisce la trasmissione di programmi televisivi russi e la circolazione di altri mass-media in lingua russa sul territorio nazionale, in quanto giudicati «propaganda antinazionale». In quell’occasione il presidente aveva ventilato – per la prima volta – il rischio di una guerra civile. In questo contesto si inserisce la questione dell’unificazione con la Romania.

Le regioni che compongono la Moldavia facevano parte della Romania prima che – in forza del Patto Ribentropp-Molotov del 1940 – passassero all’Urss. Ma con il crollo sovietico sono entrate a far parte degli «appetiti» rumeni. Come primo atto di «colonizzazione» qualche anno fa la Romania ha permesso ai cittadini moldavi di poter prendere il passaporto rumeno diventando così cittadini della Ue (la Moldavia è solo associata all’Unione). Così alcuni settori del governo moldavo da qualche mese hanno iniziato ad accarezzare l’ipotesi dello scioglimento del paese all’interno della Romania, al fine di «risolvere alla radice» lo scontro politico interno. In questo quadro è avvenuta la presentazione, lo scorso ottobre, di un emendamento costituzionale che prevede la sostituzione della lingua moldava con quella rumena come idioma ufficiale del paese.

UN CALCOLO POLITICO che per Dodon «significa guerra civile»; il presidente ha ribadito la sua volontà di usare tutti i poteri «per impedire la liquidazione del Paese». Secondo Dodon «il momento più difficile della storia moldava è iniziato quando sono sorte nella società simili tendenze». Il presidente è convinto che si sia di fronte a una provocazione. « Può darsi che per il governo sia vantaggioso un simile scenario? Sanno che perderanno le elezioni e vogliono destabilizzare».

UN’IPOTESI POSSIBILE, dopo che il 6 febbraio scorso è arrivata la notizia ufficiale: la Commissione Europea non prevede la Moldavia tra i paesi chiamati ad aderire all’Unione nel 2025.
È ovvio che l’eventualità «romena» è malvista a Mosca in quanto sposterebbe i confini della Nato ancora più a Est. Il governo russo ha richiesto all’Ocse di intervenire contro il divieto di trasmissione delle TV russe in Moldavia, «in quanto viola i diritti fondamentali della consistente minoranza russa che vive nel Paese».