Vigilia elettorale carica di tensione in Moldavia, la piccola repubblica ex-sovietica incastrata tra Romania e Ucraina. Venerdì il Ministero degli interni russo ha informato di sospettare che Vladimir Plakhotniuk, oligarca moldavo e leader del Partito democratico filo-occidentale di quel paese, sia coinvolto nell’organizzazione in una truffa finanziaria avvenuta nel 2013-2014 a danno della Federazione Russa per oltre mezzo miliardo di dollari. Il Partito democratico ha subito denunciato il caso avviato nella Federazione russa contro il suo leader come una interferenza nella campagna elettorale.

«Il cosiddetto caso aperto dai russi contro il presidente del Partito democratico due giorni prima delle elezioni legislative della Moldavia è chiaramente un rozzo intervento della Russia per influenzarne i risultati», afferma il comunicato del partito.

Mentre questa mattina si aprono i seggi in tutto il paese, i possibili scenari del dopo voto restano incertissimi.

In Moldavia dal 2016 si è creata una coabitazione difficilissima tra il parlamento controllato dal partito democratico e i suoi alleati, che aspirano a portare il paese già associato alla Ue dentro la Nato, e il presidente Igor Dodon eletto tre anni fa, leader del partito socialista e considerato da molti stretto alleato di Mosca.

La campagna elettorale è stata la più dura di tutta la storia della giovane Repubblica. Putin ha apertamente dichiarato di guardare con estremo interesse agli esiti del voto e ha promesso in caso di vittoria socialista, ulteriori sconti sulle forniture di gas e un maxi prestito di 3 miliardi di dollari. Il che darebbe ulteriore fiato alla stremata economia moldava. Dal 2008 in poi oltre il 20% della popolazione attiva del paese ha preso la via dell’emigrazione verso l’Europa, impiegandosi nelle fabbriche polacche o come assistenti agli anziani nelle case degli italiani. La pensione sociale di vecchiaia è di soli 25 euro al mese e anziani e bambini, di cui è composta ormai in gran parte la popolazione moldava, vive delle rimesse dei parenti che vivono all’estero. La contesa tra paesi occidentali e Russia non avviene sul controllo delle risorse del paese, ridotte alla produzione agricola e a quella vinicola, ma al suo controllo geopolitico e militare visto che il suo ingresso nella Nato allargherebbe il quadro di paesi alleati che si trovano in prossimità delle frontiere russe.

Il partito socialista resta nei sondaggi il partito destinato a ottenere il numero maggiore di seggi ma bisognerà vedere se i partiti filo-occidentali che vi si oppongono non riescano ancora a ottenere la maggioranza assoluta dei seggi, lasciando il paese ancora una volta nell’incertezza di prospettive.

Entrambi gli schieramenti si sono scambiati accuse di voler frodare il voto e sia i “filo-russi” sia i “filo-occidentali” si sono rinfacciati di voler truccare il voto, dichiarandosi pronti a scendere in piazza se domani non uscirà dalle urne il risultato da loro atteso.