Blocco degli scrutini e possibile nuovo sciopero. Sulla riforma della scuola i sindacati non mollano e, anzi, rilanciano la protesta, insoddisfatti dalle – poche – modifiche apportate al testo originario del disegno di legge. A differenza di quanto accaduto contro il Jobs act, questa volta anche la Cisl – sebbene più cauta – si allinea. Una unità che fa spuntare dal governo la promessa di un altro incontro dopo il passaggio al Senato.

A palazzo Chigi, ma senza Renzi. A otto mesi dall’ora e 47 minuti dell’ultimo incontro – l’ormai lontanissimo 7 ottobre – Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo sono tornati alla mitica Sala Verde della sede della presidenza del consiglio. Nessuno parla più di concertazione. Però il governo ha dovuto fare – una piccola – marcia indietro dovuta alla straripante protesta contro la Buona scuola di Renzi e al successo – almeno il 70 per cento di adesione – dello sciopero di martedì scorso. Assecondando la richiesta di Cgil, Cisl e Uil (più Gilda e Snals) di non accontentarsi dell’incontro della scorsa settimana al Nazareno con il vicesegretario e presidente del Pd.

La cifra di quanto il sindacato abbia comunque ottenuto una trattativa la dà il duetto finale al tavolo fra Susanna Camusso e il neo sottosegretario alla presidenza del Consiglio – ed esperto in rapporti col sindacato – Claudio De Vincenti. Al momento del congedo il segretario generale Cgil chiede: «Ma come? Ci lasciate rinviandoci alle commissioni parlamentari per le audizioni? E non date risposte?». De Vincenti allora è costretto a promettere un nuovo incontro a palazzo Chigi: «Le categorie incontreranno il ministro Giannini e dopo il passaggio al Senato torneremo ad incontrarci qui».

Fuori da palazzo Chigi dunque l’insoddisfazione per le mancate risposte fa il paio con l’inizio di una possibile trattativa. «L’incontro con i sindacati è dovuto al fatto che la mobilitazione ha colpito anche il governo e reso evidente che non c’è condivisione» sul ddl scuola. «Ora è tutta nel governo la responsabilità di decidere se con quel mondo vuole condividere le risposte o se tira dritto. Il fatto che abbiano proposto un calendario dice che non sono sicuri di tirare dritto», commenta Susanna Camusso. «È ancora come se avessimo la pistola puntata alla tempia», è la metafora forte usata dal leader Uil Carmelo Barbagallo.

Se all’uscita i toni della Cisl sono stati più concilianti – «deciderà la categoria ma il dialogo è positivo e i passaggi parlamentari possono consentirci molte modifiche» – non meno dura è stata Annamaria Furlan. Nel suo intervento al tavolo ha attaccato frontalmente il governo: «Le modifiche che sono state introdotte in parlamento non sono sufficienti perché non rimuovono i punti critici che noi non condividiamo. Se si fossero fatti prima altri incontri con il Governo sicuramente avremmo costruito un percorso più utile per cambiare la scuola», ha attaccato.

Sul merito saranno le categorie ad incontrare il ministro Giannini – che ha comunque dovuto ammettere che «restano divergenze forti, ma c’è la volontà di dialogo» – e le richieste rimangono sempre le stesse: stralcio delle assunzioni dal ddl con un apposito decreto che tenga conto di tutti i precari; cancellazione delle assunzioni a chiamata e degli albi territoriali; meno presidi «sceriffi» o «sindaci» e più collegialità nelle decisioni su assunzioni e piano formativo triennale.

Per rimettere le cose al proprio posto e non far fare voli pindarici ai sindacati, il governo oggi comunque incontrerà anche le associazioni dei genitori. Tra le quali spicca il Moige.
Nelle stesse ore dell’incontro governo-sindacati, il presidente del Consiglio portava avanti il suo personalissimo dialogo sulla scuola. Su Twitter. Prima ha risposto ad un tirocinante (Tfa), categoria ora esclusa dalle assunzioni: «Comprendo la rabbia, ma lei sa che noi siamo chiamati ad applicare la legge», ha risposto a Gaetano. Poi ha concluso con un giudizio ultimativo: «Il dialogo su La buona scuola è utile» e con un più prosaico: «Torno alle riunioni», promettendo però per i «prossimi giorni» «un #matteorisponde». La concertazione 2.0.