«Quando abbiamo chiesto di vedere i lavoratori ci hanno detto che l’ultimo turno ormai era finito, e che gli operai erano appena andanti in ferie per tre settimane».

Lo ha raccontato la segretaria della Cgil di Modena Manuela Gozzi alle 18 di ieri, appena uscita dagli uffici della Bombonette di Camposanto, fabbrica dove martedì Laila El Harim è morta dilaniata da una macchina fustellatrice. I sindacati avevano chiesto di incontrare azienda e lavoratori di mattina per avere tempo di discutere con tutti, ma poi la dirigenza della Bombonette ha spostato l’incontro il tardo pomeriggio, «perché di mattina ci sono da fare le spedizioni». Prima il business.

L’incontro è stato concesso alle 16 e terminato un paio di ore dopo, ma a quel punto tutti gli operai se ne erano già andati. Ferie fino al 31 agosto. Una presa per i fondelli? «Sì, anche questo», ha detto Gozzi. Secondo la Bombonette, riferisce la sindacalista, la colpa dell’incidente mortale sarebbe da ricondurre a una disattenzione della lavoratrice, che non avrebbe svolto il suo compito in modo adeguato. Tutta colpa di Laila dunque. «Io la penso diversamente e dico che in quell’azienda i ritmi di lavoro sono troppo elevati», conclude la sindacalista Cgil.

Ad aver manifestato contro la morte dell’operaia e le altre morti che negli ultimi giorni hanno insanguinato il mondo del lavoro in Emilia-Romagna sono stati tanti. A Modena 50 aziende si sono fermate. Alla Panini, 800 dipendenti, il primo turno ha scioperato al 95%. Messaggi di solidarietà sono arrivati anche dai dipendenti pubblici del Comune di Modena e dell’Università di Modena e Reggio-Emilia.

Nel frattempo le indagini stanno tentando di mettere a fuoco quanto accaduto. La macchina su cui Laila lavorava dava da tempo problemi, tant’é che la stessa operaia avrebbe documento e segnalato più volte guasti e malfunzionamenti con foto e messaggi inviati dal suo cellulare, ora nelle mani della Procura. Due al momento gli indagati per omicidio colposo. Al titolare dell’azienda si è aggiunto ieri il nipote, responsabile della sicurezza nel capannone. Molto andrà chiarito, ad esempio l’eventuale ruolo dei sistemi di protezione nella morte della donna. Erano stati disattivati? Da chi e perché?

Anche della morte di Laila El Harim avrebbero voluto parlare i sindacati nell’incontro a Roma tra le parti sociali, il ministro della Salute Speranza e quello del lavoro Orlando. Ma Confindustria, riferisce chi ha partecipato al tavolo, avrebbe chiuso subito ogni discussione sul tema dei morti sul lavoro.

Unico dato positivo allora è stata la conferma da parte del ministro Orlando di nuove assunzioni nell’ispettorato nazionale del lavoro, depotenziato nel corso degli anni. «Abbiamo rassicurazioni per 800 assunzioni entro l’anno», spiega Angelo Colombini della Cisl. I restanti 1300 ispettori arriveranno dal 2022 in poi.

A prendere parola sul tema anche Mario Draghi. «E’ stato fatto molto su questo piano ma occorre fare molto di più, evidentemente», ha detto Draghi senza però delineare provvedimenti futuri. Eppure le proposte ci sono, come quella della Filca-Cisl che chiede una legge per rendere obbligatoria l’installazione sui mezzi nei cantieri di telecamere e sensori per evitare che gli operai finiscano schiacciati, come successo mercoledì a Parma.

Ad attaccare Draghi Sinistra Italiana, con Giovanni Paglia. «Draghi dice che è stato fatto molto? Falso. Muoiono più di 3 persone al giorno. Muoiono per la precarietà, assenza di controlli, mancato rispetto delle regole, impunità dei responsabili, per la catena di appalti e subappalti. Muoiono a causa di tutto ciò che Draghi e i suoi migliori hanno sempre difeso».