Esiste un modello Lombardia. Anzi, addirittura un «modello Bertolaso» da seguire per la gestione della campagna vaccinale anti-Covid. Ne è convinto il segretario della Lega, Matteo Salvini, che da Milano – dopo aver riunito i suoi in Regione – ha lanciato la proposta al premier incaricato Draghi. I fatti e i numeri, però, lo smentiscono. Mentre regioni come il Lazio sono già partite con la somministrazione della prima dose agli ultraottantenni non ricoverati in Rsa, il Pirellone sta ancora studiando una piattaforma dedicata alle prenotazioni «che dovrebbe essere accessibile tra una decina di giorni». Nessuna informazione è stata fornita ai cittadini che hanno mandato in tilt i centralini delle Ats di riferimento sul territorio e degli ospedali alla ricerca di risposte. Insomma, una fase 2 in ritardo.

In una nota di Regione Lombardia si legge che la somministrazione agli anziani, che dovrebbe partire il prossimo 24 febbraio, verrà preceduta da «una maxi comunicazione per informare tutti». Si parla di una procedura in tre fasi che passerà dalla registrazione al portale, fino alla «chiamata attiva». Ma, come recita la stessa nota, «le modalità sono ancora in fase di discussione» mentre mancano meno di due settimane all’avvio. Altro che tabelle di marcia e vaccinazioni cronometrate.

«In Lombardia non c’è alcun piano vaccinale da portare a modello», ha dichiarato il capo delegazione del Pd in commissione sanità del Consiglio regionale, Samuele Astuti. «Regione Lombardia è ancora una volta in ritardo», ha aggiunto, spiegando che i poteri di Bertolaso sono estremamente limitati, «essendo solo un consulente e non un commissario straordinario».

Solo pochi giorni fa, infatti, era stato presentato un documento di circa 90 pagine, co-firmato dall’Azienda regionale emergenza urgenza (Areu), e quella per l’Innovazione e gli acquisti (Aria), Fondazione Irccs Ca’ Granda, Fiera Milano e Politecnico di Milano, contenente alcune linee guida per la realizzazione di un «polo vaccinale massivo» per accelerare la campagna di immunizzazione: un piano logistico che però non può essere approvato senza l’ok della direzione generale del Welfare e che difficilmente sarà attuabile in pochi giorni. In più, come sottolinea il consigliere Astuti, quello di Bertolaso «è un programma tarato forse, sulle città, non certo sulle aree periferiche». Nel documento sono portate a mò di esempio alcune grandi province con le relative aree metropolitane.

Nessun accenno alle zone più decentrate, notoriamente meno servite, per le quali sarebbero necessarie procedure di gara e opere tecniche impegnative.

Quanto ai numeri, la somministrazione di dosi lombarda si aggira intorno al 91% (dati aggiornati all’8 febbraio), dietro a Campania, Emilia Romagna e Piemonte con oltre il 95%.