Domenica 13 maggio migliaia di persone si sono ritrovate a Treviso, Verona e Bolzano per difendere salute e ambiente, rispondendo all’appello di associazioni e comitati promotori della «Marcia contro i pesticidi».

È accertato ormai che in alcune parti del nostro paese la diffusione di pesticidi in aree agricole periurbane o in prossimità di abitazioni rende impossibile la presenza dell’uomo.

I pesticidi, sostanze chimiche utilizzate in agricoltura (ma non solo) con lo scopo di contrastare organismi ritenuti dannosi, rappresentano un pericolo per habitat, specie vegetali e animali, compreso l’uomo, sia nell’immediatezza dell’utilizzo, sia nel tempo a causa della loro persistenza.

Il tema è all’attenzione dell’opinione pubblica sin dal 1990 quando un referendum contro l’abuso di pesticidi, promosso insieme a quello sulla caccia, non raggiunse il quorum del 50% dei votanti necessario, fermandosi al 43% con il 93,5% di voti favorevoli.
Le preoccupazioni sulla persistenza di pesticidi in natura sono stati recentemente confermate dall’edizione 2018 del Rapporto nazionale pesticidi nelle acque presentato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) sulla base dei risultati delle indagini svolte nel biennio 2015-2016 da Regioni e Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente.

Dallo studio è emerso come i monitoraggi dimostrino una considerevole presenza di pesticidi nelle acque superficiali e sotterranee a conferma del loro elevato impatto sugli ecosistemi acquatici, con conseguente minaccia alla biodiversità e alla salute umana. Laddove sono stati cercati, i pesticidi sono stati ritrovati nel 67% dei 1.554 punti di monitoraggio nei corsi d’acqua superficiali, con quasi il 24% dei punti di rilevamento sopra i limiti di legge.

A giudizio del Wwf Italia, il rapporto dimostra il sostanziale fallimento del Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei fitofarmaci in scadenza nel 2019 e attualmente in corso di revisione. L’Associazione ha evidenziato come sia mancata la concreta applicazione delle Linee guida predisposte dai Ministeri delle Politiche Agricole, dell’Ambiente e della Salute per la riduzione dell’impatto dei pesticidi sulle acque, nelle aree naturali protette e nei siti della ReteNatura 2000 dell’Unione Europea.

E proprio dall’Unione Europea provengono segnali contrastanti. Se pochi giorni fa ha finalmente deciso di vietare tre principi attivi nella categoria dei pesticidi neonicotinoidi, sotto accusa per la moria di api, in precedenza ha inspiegabilmente rinnovato per altri 5 anni l’autorizzazione all’uso del glifosato, il diserbante più utilizzato in agricoltura. E propri i dati del Rapporto ISPRA confermano che i livelli di inquinamento da glifosato sono ormai fuori controllo, essendo il pesticida maggiormente presente nelle acque. L’unica soluzione da adottare con urgenza è la sua eliminazione dal mercato o, quanto meno, il divieto di utilizzo in tutte le aree vulnerabili per la presenza di corsi d’acqua o del reticolo idrografico superficiale.

Sicuramente il problema dell’abuso dei pesticidi è di non facile soluzione: intervenire sul modello di agricoltura dominante richiede un radicale cambio di paradigma che consideri l’uso della chimica di sintesi l’ultima ratio nelle pratiche agronomiche, vietando l’uso dei pesticidi in assenza di situazioni di emergenza o di possibili pratiche alternative.

Per ottenere questo è però indispensabile una mobilitazione costante da parte di cittadini, mondo ambientalista, associazioni di consumatori, ricercatori e scienziati, a partire dal settore medico, in collaborazione con le associazioni di categorie chiamate ad assumere la consapevolezza della necessità di un cambio di passo non più rinviabile.