È giunta ieri in mattinata, l’attesa circolare del Ministero della Salute sulla linea da adottare nelle somministrazioni del vaccino Astrazeneca.
Il documento, che traduce in forma scritta le indicazioni già emerse nella conferenza stampa di venerdì, presenta due indicazioni destinate ad avere un impatto notevole sul prosieguo della campagna vaccinale.

La prima è che il vaccino Astrazeneca non sarà più somministrato, come prima dose, alle persone sotto i 60 anni. Inoltre chi, tra gli under 60, ha già ricevuto la prima dose del vaccino inglese, completerà il ciclo vaccinale con una seconda dose di farmaco a tecnologia mRNA (per ora approvati in Italia Pfizer e Moderna). La stretta è arrivata in seguito alla tragica morte della diciottenne ligure Camilla Canepa, nonostante sulla vicenda siano ancora molti gli aspetti da chiarire. La procura di Genova infatti ha aperto un’indagine contro ignoti per omicidio colposo.

Non è solo la pressione dell’opinione pubblica tuttavia a definire la scelta ministeriale. Nella circolare si fa riferimento, tra le motivazioni, al «mutato quadro epidemiologico». La nota allegata del Cts spiega come la minore circolazione del virus nel paese abbassi ulteriormente il tasso di mortalità di Covid per gli under 60, rendendo i rischi annessi al vaccino superiori ai potenziali benefici.

Pochi sono i dati a disposizione sull’incidenza di casi avversi nelle seconde dosi del vaccino. Per ora, stando ai numeri forniti dalla Gran Bretagna, le morti per trombosi in seguito alla seconda dose sarebbero 1,3 su 1 milione di somministrazioni. Ma nel Regno Unito gli under 60 che hanno ricevuto la seconda dose sono ancora relativamente pochi. Per questo motivo il Ministero «in ottemperanza al principio di massima cautela» ha preferito percorrere la via del mix di vaccini.

I dubbi tuttavia non mancano, e hanno generato nella giornata di ieri un imbarazzante scambio di note tra il Ministero della Salute e la Regione Lombardia. La Direzione Welfare lombarda nella mattinata di aveva annunciato la sospensione dei richiami eterologhi in attesa di note ufficiali del Ministero e dell’Aifa. Poco dopo è giunto l’invito del ministro Speranza a seguire le indicazioni della circolare, ma le istituzioni regionali sono rimaste attendiste. La situazione si è sbloccata nel primo pomeriggio in seguito a un confronto diretto tra il ministro e l’assessora al Welfare Letizia Moratti a cui è seguito il dietrofront lombardo: la Regione autorizza per «le persone che hanno ricevuto la prima dose di AstraZeneca e sono al di sotto dei 60 anni di età» che «il ciclo sia completato con una seconda dose di vaccino a mRNA». I richiami però sono sospesi fino a lunedì in via cautelativa.

Le esitazioni della Regione non sono completamente infondate e trovano sponda in diversi esponenti della comunità scientifica. Mancano infatti dei protocolli approvati dall’Ema e dall’Aifa sulla somministrazione di vaccini diversi. Nonostante l’Agenzia sia stata coinvolta nelle decisioni governative (a detta dello stesso Locatelli) la comunicazione ufficiale dell’Aifa si fa ancora attendere.

Molta incertezza resta anche sul vaccino Johnson&Johnson. Nella circolare del ministero non vengono date indicazioni cogenti e si ammette che i dati finora a disposizione «non permettono di trarre valutazioni conclusive rispetto al rapporto beneficio/rischio» lasciando gli enti locali ancora una volta nel terreno della scelta. Seppur raccomandato per gli over 60 infatti il vaccino viene definito “adatto” ai casi dove, anche sotto la fascia di età consigliata, lo stato di salute renda preferibile la soluzione monodose. Una valutazione caso per caso quindi che potrebbe generare ulteriore confusione.

Più esplicito invece il rimprovero all’intraprendenza delle regioni che vengono esortate a limitare gli Open Day a precise fasce di età «rendendo quanto più possibile l’approccio alla vaccinazione omogeneo sul territorio nazionale».

Intanto oltre un milione di under 60 che hanno ricevuto la prima dose Astrazeneca sono in attesa di sapere tempi e modalità del richiamo. Nel limbo restano anche gli under 60 che avevano già prenotato la prima e unica dose di Johnson&Johnson.