Tutta Italia, con l’eccezione della Val d’Aosta, sarà in “zona bianca” a partire da lunedì 21 giugno. Così ha deciso la cabina di regia, prendendo atto di un’incidenza ormai scesa a livello nazionale a 17 nuovi casi ogni centomila abitanti in sette giorni, ben al di sotto della soglia (50) fissata per eliminare tutte le restrizioni. Dal punto di vista epidemiologico la situazione è analoga a quella di un anno fa, con due differenze importanti e in competizione: i vaccini e le varianti.

Per i primi, continua a tenere banco l’incertezza intorno alla vaccinazione con AstraZeneca, dopo l’ennesimo dietrofront annunciato a sorpresa dal premier Draghi, dopo l’ennesima riunione del Cts: «Chi non vuole fare la vaccinazione eterologa è libero di fare il richiamo con AstraZeneca, purché abbia un parere del medico e un consenso informato».

PER IL VACCINO DI OXFORD cambiano le regole per la quinta volta in sei mesi. Ha prevalso la linea dell’assessore alla sanità del Lazio Alessio D’Amato. La regione aveva chiesto libertà di vaccinazione per chi, dopo aver ricevuto una dose AstraZeneca e avendo meno di 60 anni, rifiuta il mix ritenendo insufficienti le prove di sicurezza ed efficacia raccolte sin qui. Riprendere al più presto le vaccinazioni è una priorità del governo. Nei giorni scorsi si sono registrati rallentamenti nelle prenotazioni, comprensibili per via della confusione generata dai continui cambi di regole.

Draghi stesso annuncia di aver optato per il mix su consiglio medico, nonostante non sia tra le scelte attualmente previste per chi ha 73 anni come il premier. «Bisogna cercare tutti coloro che non si sono ancora vaccinati, i cinquantenni, questa è la sfida che abbiamo noi da vincere, non vaccinare i 12 o 13enni», ha detto Draghi.

Completare il ciclo vaccinale sarà fondamentale per frenare la variante “delta” in arrivo dal Regno Unito, dove i contagi giornalieri sono tornati sopra quota diecimila. «Il virus – spiega Gianni Rezza, direttore della prevenzione al ministero della salute – ha una capacità almeno parziale di sfuggire ai vaccini in chi ha ricevuto una sola dose. Noi finora abbiamo rispettato il regime prescritto per la doppia dose e questo problema non dovrebbe porsi». «La variante risulta del 60% più trasmissibile di quella “alfa”, che a sua volta era del 60% più contagiosa del virus di Wuhan», spiega.

Tra le cause di una diffusione tanto rapida, c’è la scelta del governo Johnson di vaccinare più persone con una sola dose, e rimandare il richiamo anche per i vaccini a Rna.

Impedirne del tutto la diffusione da noi sarà comunque impossibile, secondo Rezza. Ma si può tentare di ritardarla con la quarantena per chi proviene dal Regno Unito decisa ieri dal governo. Il provvedimento, però, sarà in vigore solo da lunedì 21 giugno. Perché questo ritardo? «Simili ordinanze richiedono un minimo di preavviso», spiega Rezza. Ma in altre occasioni, per esempio quando a dicembre 2020 si tentò di frenare la variante inglese, non fu dato alcun preavviso.

Più realisticamente, a suggerire di ritardare il provvedimento è stata la partita Italia-Galles prevista per domenica 20, per la quale tremila tifosi gallesi dovrebbero atterrare a Roma. Con la quarantena, avrebbero dovuto assistere al match dalla camera d’albergo.

In ogni caso, se anche la variante delta dovesse diffondersi, difficilmente ce ne accorgeremmo. L’Italia continua a sequenziare poco i ceppi virali (solo l’1,3% dei casi finora) e il “Consorzio” di ricercatori che doveva dedicarsi a questo compito, annunciato in gennaio, non è mai partito per mancanza di risorse. Qualcosa potrebbe muoversi a breve: «Non voglio anticipare quello che verrà annunciato nei prossimi giorni» spiega l’epidemiologo. «Ma c’è una ferma volontà del governo di stanziare un finanziamento. Finora sono stati fatti sforzi enormi per fare “indagini rapide” sulle varianti che ci restituiscono un campione rappresentativo della situazione. Certamente siamo lontani dall’attività di sequenziamento del Regno Unito». L’aggiornamento è atteso per la prossima settimana. Nell’ultimo, la variante delta era quasi assente, ma «è già identificata in diversi focolai e ora la sua presenza sarà aumentata», prevede Rezza.

LA SITUAZIONE GENERALE dell’epidemia però è positiva, e ora si tratta di mantenerla sotto controllo, come sottolinea il report della Cabina di Regia dei tecnici del ministero e dell’Istituto Superiore di Sanità che valuta settimanalmente la situazione: «L’effettuazione di attività di tracciamento sistematico possono consentire una gestione basata sul contenimento ovvero sull’identificazione dei casi e sul tracciamento dei loro contatti». «È importante è che si facciano tanti tamponi – sottolinea Rezza – siamo sempre sopra i 200 mila test al giorno». I rischi di un rilassamento ci sono. «È possibile che vi sia stanchezza tra gli operatori» ammette. «E c’è un forte impegno sul fronte vaccinale, che però non deve distogliere dal tracciamento».