La scelta delle Metamorfosi basterebbe da sola a raccontare il Mix, festival Lgbt diretto da Giampaolo Marzi, che torna a Milano, al Piccolo, per questa sua edizione «verso i 30 anni» – è la numero 29 – in versione ridotta dalle restrizioni di budget da oggi fino al 6 luglio. E questo non solo perché il film di Christoph Honorè è un piacere per i sensi, l’intelligenza e lo sguardo nella sua rilettura di Ovidio tra mito e contemporaneità in cui il regista francese si conferma uno dei registi più sorprendenti di questo decennnio, ma perché nel gioco ambiguo dei generi e delle identità si rispecchia il lavoro culturale del festival.

Cosa significa cioè parlare oggi di «gender» mentre in America il Congresso riconosce i matrimoni omosessuali, e il sindaco di New York ne celebra uno «simbolicamente» davanti a Stonewall , laddove il movimento dei diritti omosessuali ha dichiarato tanti anni fa – era il ’69 – la sua battaglia. E intanto però i titoli della cronaca riportano ogni giorno aggressioni omofobe, stalking a ragazzini a scuola cosi feriti da buttarsi da una finestra l insulti e paure, tabù familiari e un vivere la sessualità ancora nascosto.

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Accade in Italia, ma probabilmente anche in tante zone dell’America non è diverso. Senza dimenticare le persecuzioni messe in atto in molti paesi, l’omofobia di Putin e del governo turco, che l’altro giorno ha ferocemente attaccato i Pride, la condanna religiosa nei paesi islamici, gli anatemi della chiesa cattolica.
Non è dunque questione, non solo almeno, di matrimoni, che pure sono una conquista, ciascuno deve poter scegliere se sposarsi o meno, fare figli o no ecc ecc…

Ancora una volta però si tratta soprattutto di una resistenza culturale di cui le immagini, e la formazione di un immaginario, sono armi preziose e necessarie. Lo sono state in questi anni, e pur avendo attraversato molti cambiamenti narrativi continuano a essere un laboratorio prezioso in cui riconoscersi, proprio come il Mix con la sua «comunità» allargata.

Si apre con Jess and James di Santiago Giralt, argentino, che racconta una storia d’amore e di amicizia e di ribellione «sulla strada». Troviamo poi il nuovo film di Karim Ainouz, autore di Madame Saita, Praia do futuro, anche questo il racconto di una folgorazione amorosa tra un baywatcher brasiliano e un turista tedesco. Dall’Australia arriva Drown, una dura critica all’omofobia nel mondo dello sport firmato da Dean Francis. Mentre il regista canadese del Quebec Rodrigue Jean in L’amore ai tempi della guerra civile entra nel mondo della prostituzione maschile a Montreal.

Nella sezione dedicata ai documentari Andrea Adriatico in Torri checche e tortelline ripercorre la storia del Cassero, a Bologna, il primo centro Lgbt in Italia. E Nancy D Kates compone un ritratto di Susan Sontag (Regarding Susan) icona femminista, scrittrice, critica, pensiero lucido e spiazzante del Novecento.

Informazioni, incontri, interventi dentro e intorno al featival saranno sul Daily del Milano Film Network curato da una redazione di giovani giornalisti. Info: www.milanofilmnewtwork.it