Piccoli passi in avanti, ma l’intesa tra sindacati, ArcelorMittal Italia e governo sul siderurgico di Taranto ex Ilva è ancora molto lontana. Al tavolo di ieri al Mise a Roma, le parti sono arrivate con sentimenti diametralmente opposti dopo l’incidente mortale di mercoledì scorso. Dove a perdere la vita è stato il 40enne Cosimo Massaro caduto in mare con la sua gru al IV sporgente del porto di Taranto, durante il violentissimo nubifragio che ha colpito la città ionica.
DOPO AVER PROCLAMATO uno sciopero ad oltranza sospeso soltanto in funzione della convocazione dell’incontro di ieri, i sindacati metalmeccanici Fiom, Fim e Uilm hanno chiesto a governo e azienda di prendere degli impegni definitivi e improrogabili sulla manutenzione degli impianti del siderurgico, oramai non più rinviabili. A maggior ragione a fronte dell’ennesimo incidente verificatosi ieri nel reparto Laf dell’area a freddo, dove un carico pesantissimo è crollato al suolo da una gru, senza provocare feriti e danni soltanto per un puro caso. Ma lo stato d’animo dei rappresentanti sindacali era tutt’altro che sereno durante il vertice romano.

Da parte sua ArcelorMittal Italia ha invece evidenziato uno stato d’animo d’accerchiamento. Dopo la modifica della norma sull’immunità penale approvata dal governo con il decreto Crescita, e la decisione del ministero dell’Ambiente di avviare il riesame dell’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale), ha chiesto al tavolo di ieri «la necessità di un impegno da parte di tutti gli stakeholder per mantenere operativo l’impianto. L’incidente della scorsa settimana è una tragedia, dato che abbiamo lavorato duramente per migliorare gli standard di sicurezza, continuando con il nostro programma di investimenti ambientali, che sta procedendo bene e secondo i piani». Per l’azienda «nell’ultima settimana, lo spirito collaborativo e il senso comune di intenti di cui abbiamo bisogno sono stati assenti», probabilmente in riferimento non solo allo sciopero dei sindacati che ha rischiato di fermare l’intera area a caldo e quindi la produzione del siderurgico, ma anche agli oltre 400 certificati medici di malattia giunti in direzione dopo l’incidente di mercoledì scorso.

IL VICEPREMIER Luigi Di Maio, in qualità di ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, ha garantito che nessuno nel governo ha intenzione di interrompere la collaborazione con ArcelorMittal Italia e di fermare la produzione del siderurgico tarantino, ma se si è verificato un incidente mortale e la procura ha emesso ordinanza di sequestro di un altoforno, ciò non può essere colpa del governo e dei sindacati» ha detto durante il tavolo il capo politico del Movimento 5 Stelle. Al termine di un tavolo durato oltre sei ore, interrotto da un paio di riunioni tra azienda e sindacati per addivenire alla sottoscrizione di un verbale di accordo, le parti hanno individuato delle basi su cui provare a lavorare in questi giorni. L’azienda ha dato una leggera disponibilità a far uscire dalla procedura di cassa integrazione soltanto i lavoratori necessari per effettuare le opere di manutenzione straordinaria sugli impianti. ArcelorMittal e i sindacati hanno poi concordato di istituire una task force paritetica per analizzare tutti i rischi alla sicurezza nel siderurgico e hanno chiesto al governo di supportarli mettendo in campo a sostegno dell’iniziativa gli ispettori dell’Inail. Ma il lavoro da fare su questo versante è ancora tanto e non è detto che nelle prossime ore i lavoratori, in particolare quelli che operano sulle gru, scelgano di intraprendere azioni di interruzioni del lavoro al momento non prevedibili.

RESTANO INVECE DISTANTI governo e azienda sulla questione dell’immunità penale. Il vicepremier Di Maio ha nuovamente ribadito che con la nuova norma l’immunità scadrà il prossimo 6 settembre. Mentre l’azienda ha ribadito che potrebbero non bastare, come annunciato nei giorni scorsi dal Mise, delle interpretazioni autentiche sull’applicazione delle leggi esistenti che metterebbero l’azienda al riparo da eventuali azioni giudiziarie in merito ai danni prodotti dalla passata gestione. Le prossime settimane saranno dunque decisive per il futuro dell’ex Ilva.