Lancia un’idea per la città, spiega l’ossatura della sua candidatura, recupera alcune citazioni. Giuseppe Sala, alias mister Expo, ora candidato benedetto da Renzi alle primarie del centrosinistra di Milano, fa il «primo vero discorso da politico» (parole sue) al teatro Strehler con l’obiettivo di accreditarsi per «la prova più complessa della vita».

Dovrebbe presentare il programma di governo per i prossimi cinque anni, finirà col fornire alcuni titoli in un discorso che ha i punti di forza di avvio e di arrivo nelle sue capacità manageriali, prima nel privato con Pirelli, Telecom e Nomura Bank, poi nel pubblico come city manager per la giunta forzista di Letizia Moratti e soprattutto come commissario unico di Expo. La chiave è quella.

Così, quando dal palco promette di «studiare a fondo la possibilità di riaprire i Navigli», recuperando l’impegno già preso e mai realizzato dal sindaco leghista Marco Formentini (anno 1993), aggiunge di sapere benissimo che «ci sarà un nucleo di politici a dire che non si può fare», per poi chiudere: «Del resto, io ho appena finito una cosuccia che mi dicevano non si potesse fare» (leggi Expo).

In realtà è stata l’attuale amministrazione a commissionare già da tempo uno studio di fattibilità sulla riapertura dei canali: un’idea che nasce da 490mila sì al referendum sul tema del 2011 e che costerebbe circa 400 milioni, una decina d’anni di lavori e il riordino complessivo della viabilità cittadina. Non propriamente una passeggiata, insomma. Ma anche l’unico passaggio osé di una presentazione per il resto assai lineare.

Anche il lead della sua auto promozione è chiaro: «Le primarie si fanno per vincere le elezioni, poi, se vinco io, il centrodestra avrà molte difficoltà ad oppormi un candidato», dice avvalorando una tesi che molto circola in città secondo la quale per lui sarebbero paradossalmente più rischiose le primarie del 6 e 7 febbraio delle elezioni vere e proprie (è un fatto che il centrodestra sia in attesa degli esiti delle primarie per recuperare uno straccio di candidato).

E questo perché sarebbe lui ad avere i rapporti più solidi in città e a livello nazionale: «Sono l’unico che può mettere insieme l’opera del governo, quella delle fondazioni, gli investimenti stranieri e la Cassa depositi e prestiti. L’unico che può replicare questo modello» (intende dopo Expo).

Quello che finora sembra essergli mancato, semmai, è il seguito di parecchio popolo orfano di Pisapia, che potrebbe dividersi tra gli altri due candidati: l’attuale vicesindaco e assessore al Bilancio Francesca Balzani e il titolare delle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino. Sala lo sa, e prova a rimescolare le acque: il suo è un discorso che cerca di tenere insieme tutte le anime progressiste, comprese quelle cattoliche (stavolta non scivola sul terreno franoso di Cl, ma incensa il fu cardinal Martini), parla di «soggetti deboli» – bambini, anziani, donne – e individua in «innovazione e inclusione» le parole chiave.

Cita Milano medaglia d’oro della Resistenza, richiama ai principi democratici «che non possono essere merce di scambio» e ai diritti irrinunciabili senza distinzioni (compresa quella dell’orientamento sessuale). Ma soprattutto: «Se sarò sindaco – dice – avrò un’ossessione: creare lavoro». Solo titoli enunciati, per il momento. Ma, come detto, ci prova. Tanto che il suo discorso si chiuderà con una citazione di – nientemeno – Gramsci: «Prevedere in politica significa agire per».

Ad ascoltarlo, un migliaio di persone, compreso lo stato maggiore del Pd di origine lombarda (i parlamentari Matteo Mauri, Emanuele Fiano, Ivan Scalfarotto, e il ministro all’Agricoltura Maurizio Martina che con mister Expo ha lavorato a lungo), vari notabili della città non propriamente di primo pelo (come l’ex sindaco socialista dei primi anni Novanta Giampiero Borghini o l’ex imprenditore ed ex politico di stampo repubblicano e socialista Piero Bassetti), nonché alcuni assessori dell’attuale giunta che hanno scelto di sostenere lui e non la candidata più vicina a Pisapia, Balzani. Motivo per il quale è paradossalmente Sala a rivendicare la maggiore continuità con l’amministrazione, nonostante gli altri due ne facciano entrambi parte (con Majorino è schierato l’assessore alla Cultura).

Dopo il naufragio del tentativo di accordo tra Balzani e Majorino, che tanto sarebbe piaciuto a Sel, i tre si incontreranno per un primo confronto pubblico mercoledì prossimo. E lì si spera di entrare nel merito e di scoprire le vere differenze.