La missione Unifil (United Nations Interim Force in Lebanon) è stata rinnovata per un altro anno venerdì sera all’unanimità dai 15 membri che formano il consiglio di sicurezza dell’Onu. Non ci sono stati cambiamenti importanti, nonostante le voci che andavano in direzione opposta. Il limite massimo delle truppe è stato ridotto da 15mila a 13mila unità, ma ciò non si prevede avrà alcun impatto pratico, dato che oggi operano 10mila e 500 soldati nella Linea Blu, l’area di confine tra Israele e Libano, presidiata dall’Unifil. Inoltre la risoluzione dà mandato alle truppe di perquisire le aree a nord della Linea dove nel 2019 sono stati scoperti tunnel che Hezb’allah avrebbe usato per incursioni in Israele. Sul tavolo c’è ora un piano coordinato dal segretario generale dell’Onu Guterres assieme al governo libanese e ai paesi che formano i vari contingenti che tempo due mesi dovrà migliorare l’efficacia della missione.

L’UNIFIL NASCE il 19 marzo 1978 con la risoluzione 425 proprio in seguito all’invasione da parte di Israele del sud del Libano in piena guerra civile (1975-90). Dopo la guerra del Tammus nel 2006, lo scontro di 34 giorni tra Hezb’allah e Israele e l’ennesima invasione israeliana a cavallo tra luglio e agosto, comincia la seconda fase della missione con la risoluzione 1701 che mette fino allo scontro. L’Italia e il suo contingente hanno da sempre ricoperto ruoli di prim’ordine. Dal 2006 a oggi il Capo missione e Comandante delle Forze è stato 4 volte un italiano. Attualmente è in carica il Generale Stefano Del Col.

IL RINNOVO ARRIVA dopo mesi di trattative serrate e in un momento molto delicato per gli equilibri interni al Libano e nella regione. Israele, sostenuto dagli Stati uniti, aveva fortemente premuto per la riduzione delle truppe. Dal momento del suo insediamento alla Casa Bianca, Trump ha sempre chiesto la rimozione di tutte le forze Unifil, accusandole di non aver implementato la risoluzione 1701 e di non essere state capaci di disarmare le milizie sciite. Per l’amministrazione americana gli unici militari che dovrebbero presidiare l’area sono quelli dell’esercito libanese, fatto che però avvantaggerebbe sicuramente Israele, essendo quello libanese un esercito non all’altezza di quello israeliano. Anche il governo libanese ha più volte criticato l’Unifil per non essere in grado di fermare le continue incursioni israeliane via mare, terra e aria nel suo territorio, ma ha sempre riconosciuto l’importanza della missione nel mantenimento della pace.

Quella che ha luogo lungo la Linea Blu è una vera e propria guerra di attrito. Tante sono le questioni annose e irrisolte, come ad esempio quella del confine marino, che dovrebbe essere perpendicolare alla costa, ma che Israele ha esteso di qualche grado a nord, favorendosi l’accesso ai giacimenti di gas trovati nell’area est del mediterraneo, o quella delle Fattorie Sheeba invase da Israele.

Alla profonda crisi economica, sociale e politica che attanaglia il Libano, al clima infuocato dalle proteste e dagli scontri, alla devastante pandemia – ieri altri 662 contagi e 7 morti-, si è aggiunta l’esplosione che il 4 agosto ha devastato Beirut causando circa 200 morti e 7mila feriti.

IL PRESIDENTE Michel Aoun ha annunciato che domani sarà noto il nome del nuovo premier, il quale sostituirà il dimissionario Diab. Tutto ciò alla vigilia della seconda visita del presidente francese Macron, già precipitatosi in Libano all’indomani dello scoppio e già a capo della riunione che ha accordato 253 milioni di euro di aiuti umanitari a patto di «riforme». Macron sta dettando l’agenda politica libanese e imponendo al Libano l’asse del Patto atlantico. Se a ciò si aggiungono l’ultimo successo di Trump, intermediario tra Emirati e Israele, e il Caesar Act -sanzioni a Bashar e a chi fa accordi commerciali con lui, che ha reso ancora più evidente il progetto di isolare l’alleanza Iran-Bashar-Hezb’allah, sembra strano che Stati Uniti e Francia non abbiano approfittato del rinnovo della missione Unifil per stringere ancora di più la morsa sul Partito di Dio. I prossimi giorni saranno allora cruciali per capire la strategia occidentale, la sostanza delle riforme e il destino del popolo libanese.