La terza serata della convention repubblicana era dedicata agli «eroi americani», ed è stata un esempio clamoroso di scollamento tra mondo reale e narrativa in stile Gop.

Tutti gli interventi – tranne quello finale del vice presidente Mike Pence – erano registrati, e perciò nelle tre ore di programma non si è sentita nessuna parola riguardo ciò che stava investendo gli Usa mentre si svolgeva la kermesse dei conservatori, vale a dire un uragano di categoria 4 sulle coste meridionali, la pandemia che stava per reclamare la sua 180.000esima vittima americana, e la quarta notte di scontri tra manifestanti e polizia a Kenosha, Wisconsin.
Pence, il subordinato più fedele di Trump, ha fatto ciò che sa fare meglio, ha distorto i fatti e creato una realtà alternativa più gradevole, inondando di elogi il suo capo.

La convention ha avuto dei momenti efficaci quando ha mostrato le storie di americani comuni, gli eroi del tema della serata, dai pescatori di aragoste agli agricoltori che affermano di aver tratto benefici dalle politiche economiche di Trump, ma per la terza notte consecutiva ha offerto una visione di un Paese diverso da quello reale, e che sta attraversando un anno catastrofico.

Si è vista un’economia in ripresa, un virus mortale sconfitto e un presidente benevolo e saggio che sostiene gli afroamericani, è un consigliere empatico di tutte le donne professioniste, e un difensore dei valori costituzionali, dello stesso respiro dei padri fondatori.

Poco importa che il giorno seguente il Ministero del Lavoro abbia riferito di un altro milione di americani che ha fatto domanda per il sussidio di disoccupazione. Mentre gli epidemiologi cercano disperatamente vaccini e trattamenti efficaci per porre fine alla pandemia, molte interruzioni del mercato del lavoro potrebbero essere permanenti, ha dichiarato alla Cnn Rubeela Farooqi, capo economista degli Stati Uniti presso l’High Frequency Economics. Tutto questo non è entrato nel roseo dipinto di Pence, che non ha nemmeno citato la sparatoria della polizia a Jacob Blake in Wisconsin, ma ha gettato Kenosha in un elenco di luoghi «devastati dalla violenza», senza fare riferimento alle tragedie che l’hanno causata.

Non c’è stato nemmeno un cenno passeggero agli innumerevoli avvenimenti che hanno lasciato gli afroamericani soli e disperati, così come per gli scontri con la polizia che hanno innescato una rivolta degli atleti iniziata dai giocatori della Nba che hanno boicottato i playoff.

Pence non ha menzionato il fatto che il 17enne accusato di aver ucciso due persone e ferita una terza a Kenosha, sia un sostenitore di Trump che ha pubblicato un video su TikTok da una sua manifestazione a Des Moines. O che gli omicidi siano avvenuti la notte dopo la partecipazione alla convention della coppia di St. Louis che brandiva pistole contro i manifestanti di Black Lives Matter.

Non c’è dubbio che molti americani preferiranno la visione Trump-Pence di una forte risposta repressiva ai disordini, rispetto al sostegno di Biden/Harris ai manifestanti che vedono il razzismo sistemico nelle forze dell’ordine, ma non significa che quanto Pence ha illustrato sia la rappresentazione della verità o che abbia fornito risposte autentiche sul modo con il quale Trump potrebbe risolvere le tante crisi che stanno colpendo il paese. Ciò che ha fatto Pence è stato svolgere il lavoro per cui è assunto: portare l’establishment dentro questa amministrazione eretica.

Ed è a loro che Pence si è rivolto, all’establishment, ai repubblicani inorriditi dall’ignoranza, la confusione e l’arroganza di Trump, per spiegare che i metodi di The Donald sono discutibili ma non è quello l’importante, in quanto il tycoon sta portando a casa tutti gli obiettivi del partito.