Le ultime iniziative italiane in Libia, in particolare l’avvio della missione navale, non godono di molto favore tra i libici.

Ieri a Tripoli è stata la stessa Marina militare che fa capo al governo Serraj – sponsorizzato dall’Italia e dall’Onu – a mettere dei paletti alla presenza delle navi militari italiane, oltre che a rivendicare gli spari della Guardia costiera libica contro l’imbarcazione umanitaria Golfo Azzurro dell’ong catalana Proaticiva Openarms tre giorni fa.

«Abbiamo concesso alla Marina italiana di entrare nella base di Tripoli per la manutenzione delle nostre unità navali», ha detto in una conferenza stampa il comandante Abdulhakeem Abu Houya. Lo stesso Abu Houya ha quindi sottolineato come «la Marina non accetterà la violazione delle acque territoriali libiche».

Nel frattempo il generale Kalifa Haftar mercoledì è volato al Cairo dove ha incontrato il capo di Stato maggiore dell’esercito egiziano Mahmoud Hijazy. Haftar – secondo il resoconto di Libyan Express – ha chiesto all’Egitto di fare da deterrente verso un eventuale appoggio militare da parte dell’Italia al suo rivale libico Serraj, mettendo in serio imbarazzo il suo interlocutore.

Ieri il generale egiziano ha chiarito all’l’ambasciatore Usa in Libia, Peter Bodde che l’Egitto è impegnato per la pacificazione e l’unità territoriale della Libia. E quindi non fomenterà la guerra tra Tripolitania e Cirenaica.

Per cercare di calmare i timori bellicosi dell’uomo forte della Cirenaica, il nuovo inviato speciale dell’Onu per la Libia Ghassam Salameh, dopo la visita a Roma e le incomprensioni con il ministro Alfano – ha chiarito ieri di non aver mai avvallato la missione militare italiana – ieri a Bengazi ha incontrato Haftar.