Michele Sinisi è stato ottimo attore, destinatario privilegiato di alcuni testi di Michele Santeramo, ma ora sembra aver intrapreso un percorso individuale di drammaturgia propria. Era così nel precedente spettacolo sul rapporto storico con la politica delle nuove generazioni; lo è in senso ancor più personale il lavoro condotto ora su un classico universale come Miseria e nobiltà .

Testo ottocentesco di Eduardo Scarpetta, reinventato da suo figlio Eduardo De Filippo e consegnato all’eternità dallo storico film di Mattioli con Totò e Sofia Loren e infinite altre star. La reinvenzione drammaturgica è quella di scatenare undici giovani attori di oggi a conquistarsi quei ruoli, farseli a misura di corpo e di dialetto proprio (sovrasta il pugliese, ma non mancano i padani), usando ciaffi e teatralità elementari. Il pubblico ride, ma resta un’impressione di non-finito, di laboratorio sfuggito di mano. Anche se Sinisi, come i vecchi maestri del teatro, sdraiato in un angolo, vigila e dà i tempi a tutti.