L’ultima volta, all’elezione dei presidenti dei gruppi parlamentari, non si sono contati. È bastato un applauso per eleggere, appunto «per acclamazione» i due renziani Delrio (alla camera) e Marcucci (al senato). Ma la conta non potrà essere rimandata a lungo. Già alla fine del primo giro di consultazioni al Quirinale, che inizierà mercoledì 4 aprile, quando il Pd esporrà la linea dell’opposizione «a prescindere», il «correntone» anti-Aventino potrebbe chiedere la riconvocazione dei gruppi per discutere di come il Pd dovrà presentarsi alla probabile seconda convocazione. Intanto è guerra di posizione fra renziani e non. I ministri Franceschini e Orlando negano di voler offrire i propri voti ai 5 stelle ma propongono la linea dell’«opposizione responsabile». Così Francesco Boccia, area Emiliano: «Se ci sono temi che condividiamo, perché mai dovremmo chiudere ai 5stelle?». Dall’altra parte i renziani ormai tifano apertamente per il «tanto peggio» ovvero per la rapida nascita di un governo M5S-Lega.

L’esatto contrario di quello a cui punta il «correntone»: il fallimento delle ipotesi giallo-verdi e la formazione di un governo a guida civica o istituzionale, di personalità gradite a M5S, Pd e Leu. Ipotesi esilissima dal punto di vista della fattibilità dei numeri. Un retroscena sulla Stampa ha anche indicato un possibile premier: Giorgio Lattanzi, presidente della Corte Costituzionale.