Marco Minniti potrebbe ritirarsi dalla corsa per le primarie Pd. Il «boato» prende corpo nel pomeriggio di ieri. Da giorni l’ex ministro aveva sconvocato tutti i suoi impegni nel Pd e con la stampa. La sua situazione è complicata. I sondaggi non lo incoraggiano anzi lo vedono tallonato da vicino da Maurizio Martina. Il suo «grande elettore» Renzi prepara una scissione Ce n’è abbastanza per prendere in considerazione il ritiro. L’unico a parlare, per smentire, è Lorenzo Guerini, uno dei renziani che avevano provato a tenere compatta la corrente su Minniti. «Non mi risulta. Siamo al lavoro». Ma la candidatura di Minniti è da giorni in stallo. Le versioni divergono, le fonti chiedono di restare anonime. Per alcuni renziani il possibile ritiro sarebbe un «ricatto» dello stesso Minniti. «Fa tattica per imporre un ruolo più forte dei suoi, a cominciare da Nicola Latorre, nella composizione delle liste e nella campagna per le primarie. Ma in questo modo crescono i dubbi sul fatto che possa essere la persona giusta». Dall’entourage di Minniti negli ultimi giorni c’era chi spiegava: «Marco credeva che si sarebbe messa in moto la macchina del partito. Invece ha scoperto che il partito non c’è». Il problema sarebbe anche la raccolta delle firme per la candidatura. Entro il 12 dicembre vanno consegnate quelle di almeno il 10% dei componenti l’Assemblea nazionale oppure quelle di 2mila iscritti in almeno 5 regioni. I renziani non sarebbero abbastanza mobilitati. Accusa respinta dai destinatari. Ad horas dovrebbe arrivare il chiarimento. «Non si può trascinare a lungo questo teatrino», è l’ultimo avviso. Ma se Minniti mollasse Renzi avrebbe più di una cosa da spiegare ai militanti dem.