«La sicurezza è al centro del programma del Pd»: è la frase che Piero De Luca, figlio del governatore campano Vincenzo, ripeteva ieri mattina all’iniziativa elettorale con i candidati dem a Salerno. Invitato d’onore, candidato lui stesso, il ministro dell’Interno Marco Minniti: «Un simbolo, un motivo di vanto» secondo De Luca junior, in corsa alla Camera con il paracadute del listino.

LA LOCATION era la Stazione marittima disegnata da Zaha Hadid, vanto di De Luca senior quando era sindaco. In platea un pezzo di stato maggiore deluchiano a cominciare dal figlio minore Roberto, assessore comunale al Bilancio, e i candidati Tino Iannuzzi (in corsa per la quinta legislatura, si dice abbia ottenuto la deroga per dare una mano all’esordiente Piero), la vicesindaca Eva Avossa (imputata nel processo Crescent per abuso d’ufficio), Andrea Lembo figlio del procuratore capo di Salerno.

IL MINISTRO HA RIDOTTO il tour alla sola tappa in città. FdI e Fi l’hanno messo nel mirino: «Non mi stupisce la decisione di disertare gli incontri nel Cilento per tirare la volata all’ex sindaco di Agropoli, Franco Alfieri. I vertici del Pd si vergognano di lui, eppure non rinunciano ai voti che promette» commenta il forzista Gigi Casciello. Alfieri è accusato dalla Corte dei Conti di aver lasciato, quando era sindaco, le case confiscate nella disponibilità del clan Marotta. Per accorciare la visita Minniti ha utilizzato come scusa la necessità di monitorare dal Viminale la manifestazione di Macerata. Manifestazione che – commenterà a sera con «soddisfazione» il ministero, incassando un successo di certo non suo – si è svolta «in un clima pacifico e di assoluta serenità».

Rimanere in Campania per Minniti stato comunque complicato perché ad Acciaroli nel pomeriggio si è svolta una fiaccolata: la famiglia del sindaco Angelo Vassallo (ucciso nel 2010) l’ha organizzata per chiedere che le indagini non vengano chiuse, mettendo anche sotto accusa il Pd genuflesso ad Alfieri. Minniti liquida le polemiche con una frase: «Le mafie votano e fanno votare. Noi quei voti non li vogliamo».

ALLA STAZIONE MARITTIMA la ribalta è tutta per il ministro, che comincia proprio da Macerata e Traini: «In Italia non c’è posto né per rappresaglie né per odio razziale. Nel background di questo criminale riemerge una cultura che ha riferimenti nazisti e fascisti. Il fascismo in Italia è morto per sempre e non ha lasciato un ricordo buono al nostro popolo. Il fascismo e il nazismo sono morti per sempre – insiste – e per quanto mi riguarda, parlo da ministro, c’è un limite oltre il quale non si può andare in una democrazia e non consentiremo a nessuno di superarlo. Macerata è stata colpita due volte, i responsabili della morte di Pamela dovranno essere severamente puniti».

Poi passa ai suoi cavalli di battaglia. Prima il terrorismo: «Se avessimo reagito militarizzando il territorio, avremmo ottenuto un pochino più di sicurezza ma avremmo cancellato la fruibilità delle nostre città. Nel 2017 abbiamo registrato un incremento delle presenze turistiche senza precedenti. La sicurezza è un bene comune, l’abbiamo assicurata senza cambiare le nostre abitudini».

Quindi l’immigrazione: «È un problema strutturale che abbiamo gestito con umanità e sicurezza. Uno straordinario successo del sistema Italia, senza muri e filo spinato». Infine, lo spot elettorale: «L’Italia è un paese migliore rispetto al 2013. Dobbiamo solo raccontare quello che abbiamo già fatto». Applausi, sipario.

IL CONTRADDITTORIO lo offre, a distanza, il governatore della Toscana di Leu, Enrico Rossi: «Le frasi di Minniti lasciano perplessi. Fascismo e nazismo sono morti ma possono rinascere, il nostro compito è evitare che accada. Se in materia di migrazione il ministro gestisce il problema occupandosi solo dei flussi, pensando all’invasione e senza preoccuparsi di quello che questa soluzione provoca ai migranti in Libia, offre una sponda alla politica della deportazione della Lega».

Invece ad accogliere favorevolmente le parole del ministro è Giorgia Meloni, che però non si accontenta : «Il fascismo è morto, sono d’accordo con Minniti. Quello che non capisco è perché, se è morto, ne stiamo parlando ogni giorno».