Come prevedibile e come previsto anche dal presidente del consiglio incaricato, già prima dell’inizio delle consultazioni ufficiali impazza il totoministri. Si comincia dalle ipotesi sul numero: potrebbero essere 18, 12 dei quali con portafoglio. Sulla scia, insomma, del governo Monti. Il Pdl poi spara alto, ma al dunque ridimensionerà la posta. I boatos parlano di nomi «pesanti» come Renato Brunetta, Renato Schifani, Fabrizio Cicchitto sottosegretario alla presidenza del consiglio…

In particolare, Silvio Berlusconi, si dice, vedrebbe bene l’ex presidente del senato e attuale capogruppo a palazzo Madama al ministero degli interni. Soprattutto, però, punterebbe a evitare che al Viminale sia confermata Anna Maria Cancellieri. Motivo: lo scioglimento per mafia di alcuni comuni guidati dal centrodestra, primo tra tutti quello di Reggio Calabria. In generale, il leader del Pdl vorrebbe tenere fuori tutti i ministri del governo Monti. Lo stesso ipotetico nuovo ministro degli interni, Schifani, ospite di Porta a Porta, però smentisce: «Non c’è nessun veto sulla Cancellieri, non abbiamo parlato né di ministri né di veti», assicura. Però, anche se non se n’è parlato, Schifani dice che «ci sono molti nomi di tecnici e poco di leader politici».

E questo al Cavaliere, partito ieri per Dallas dove si inaugura la Presidential Library, piace poco. Perché non basta Enrico Letta, anche i big del Pd devono «metterci la faccia». Ma sulle facce in questione il leader di Arcore vorrebbe poter dire la sua, e non solo su quelle: perché l’idea di rivedere al governo Mario Monti – il premier delle tasse – non gli va giù. Però per quanto lo riguarda non intende accettare troppi veti sugli uomini pidiellini che vorrebbe mettere in squadra. Anche se ovviamente i passi indietro sono ampiamente messi in conto. C’è poi la casella che al Cavaliere sta molto a cuore: la giustizia, ministero per il quale Berlusconi è pronto a battersi fino all’ultimo. E ancora, ci sarà Angelino Alfano? Lui vorrebbe restare a fare il segretario del partito, si dice. Mentre salgono le quotazioni di Maurizio Lupi e Gaetano Quagliariello viene dato sempre alle riforme istituzionali.

La trattativa non è semplice e nel Pd c’è chi sospetta che il Pdl intenda alzare la posta per far saltare il banco. Troppi i nomi indigesti – ammesso che le larghe intese non lo siano già – messi in circolazione, e tra questi quelli di Maria Stella Gelmini (ma il Pdl sarebbe pronto alla retromarcia) e Maurizio Sacconi. In particolare, il Pd vorrebbe fuori i ministri dell’ultimo governo Berlusconi. Per quanto riguarda il Pd, al lavoro potrebbe andare il sindaco di Torino Sergio Chiamparino. Mentre si parla del renziano Graziano del Rio, presidente dell’Anci, per la coesione territoriale. I paletti del Pdl – che in realtà riguardano soprattutto il programma – rallentano la trattativa e Letta infatti si è preso più di tempo: dovrebbe sciogliere la riserva sabato.

Per quanto riguarda gli esterni, per il ministero dell’economia si fanno i nomi del direttore generale di Bankitalia, Fabrizio Saccomanni, e quello del vicesegretario generale dell’Ocse, Pier Carlo Padoan. Altri tecnici che potrebbero entrare nel governo sono poi i «saggi» Giovanni Pitruzzella (Antitrust) ed Enrico Giovannini (Istat).