Il titolo dell’album è attraente, niente da dire: Study of the Invisible (InFiné Music). Lei, la pianista francese Vanessa Wagner, è una star nell’universo che sta tra il concertismo classico e un minimalismo piacevole, elegante, un tantino new age. Suona bene questi 15 brani, bene come può fare una concertista classica dotata di misura e di buon gusto (mica ce l’hanno tutte e tutti in quel campo). L’interpretazione in chiave moderna e contemporanea dei materiali a disposizione non è invece il suo forte. Classica e romantica è la sua formazione, tale rimane la sua interpretazione. Vero è che autrici e autori fanno parte della modernità e contemporaneità ma nella loro versione più tendente al neo-romantico o al simil-new age. Ci sono nomi noti come Philip Glass, Harold Budd, David Lang, Brian e Roger Eno, Moondog. Altri meno noti. I due più interessanti appunto per il loro evocare un tempo esistenziale più vicino all’oggi sono Bryce Dessner con Lullaby (Song for Octave) e Moondog, il celebre Louis Thomas Hardin a lungo musicista di strada, con un Prelude n. 1 in A minor classicheggiante ma con grazia squisita.