Registrazioni dal vivo provenienti dal 2013 in occasione di concerti al Centro D’Arte di Padova e all’Area Sismica di Forlì e dal 2016 in Germania: protagonisti due musicisti cruciali della scena avant-jazz europea, il pianista Fabrizio Puglisi (anche a giocattoli ed oggetti) ed il batterista e percussionista tedesco Günter Baby Sommer. Generazioni a confronto in un dialogo libero e scapigliato, tra sghembe visioni monkiane (il trittico Pannonica/Bemsha Swing/Off Minor), fantasmi d’Africa (l’apertura di Air, con Sommer anche alla voce, quasi fosse un griot che convoca divinità), languori di pellicola e il lampo dell’invenzione. Puglisi  gioca con le infinite possibilità del piano, anche preparato, dimostrandosi una volta ancora musicista intelligente, colto, aperto e talentuoso. I suoni che il suo compagno di ventura sciorina sono splendidi, un inno che sorge dalla terra per staccarsi al cielo, in una pulsazione implacabile, lieve. Tra miniature astratte ed un approccio che ricorda per certi versi quello degli olandesi volanti Mengelberg e Bennink e versioni magistrali di classici di Berlin e Strayhorn, il disco, suona ispirato e a fuoco in ogni frangente.