Reagiscono i lavoratori Alitalia e i loro sindacati, all’indomani dell’accordo raggiunto fra il governo Draghi e la Commissione Ue che delinea una mini compagnia aerea. Talmente ridimensionata nella flotta e negli addetti da lasciar campo ancor più libero ai big player del settore, e alle sempre più arrembanti compagnie low cost.
Al mattino i sindacati di base Cub, Acc, Navaid e Usb manifestano davanti al ministero dell’Economia. “Questo è il posto dove un lavoratore Alitalia deve stare oggi, dopo che si conferma tutto quello che noi denunciamo da mesi: un’azienda che perde più di metà aerei, che perde manutenzione e handling, e che dovrà partecipare a una gara per avere il suo marchio. Non capiamo come venga spacciata per accordo una cosa del genere, insostenibile. Va rimesso in discussione tutto”.
Anche i sindacati confederali si fanno sentire, a partire dalla Cgil che vede Maurizio Landini ospite di Rai News 24: “Su Alitalia non abbiamo intenzione di accettare licenziamenti, la parola esuberi sarebbe il momento di toglierla. Stiamo parlando di persone in carne ed ossa, che in questi anni hanno fatto funzionare la compagnia”. Il segretario generale insiste: “Non esiste un tavolo in cui il sindacato è messo nelle condizioni di conoscere e discutere quello che sta succedendo. ed è molto importante capire quello che è il vero progetto industriale. C’è anche il problema Air Italy. c’è un problema in tutto il sistema aeroportuale, la categoria dei trasporti ha già proclamato sciopero per il 18 giugno. Ci aspettiamo che ci sia la possibilità di fare una discussione vera, di prospettiva”.
Alle parole di Landini fanno eco Luigi Sbarra della Cisl e Pierpaolo Bombardieri della Uil, che avvisa: “L’accordo su Alitalia è stato raggiunto con l’Europa e non con noi. Non accetteremo riduzioni di personale, e vogliamo capire quale sia il piano industriale. Chiediamo un’azienda che sia in grado di aggredire le lunghe rotte e portare turisti, non un’azienda di piccole dimensioni”.
Nel mentre i commissari straordinari della compagnia avvisano che anche questo mese gli stipendi saranno pagati a singhiozzo, il 50% oggi e il resto a inizio giugno. Ma il ministro Giorgetti, contro ogni logica, si professa ottimista: “La situazione del mercato aereo, che offre in prospettiva delle possibilità di sviluppo, sarà un banco di prova. Dipenderà dalla capacità e dall’abilità della nuova compagnia di stare sul mercato e di imporsi. Bisogna accettare la sfida e provare a vincerla”.
Con i 5 Stelle di fatto “governativi”, il Pd lacerato, e Fdi dall’opposizione all’attacco, è Leu con Stefano Fassina a ribadire lo stato delle cose: “Lo schema di accordo definito con la Commissione Ue è una resa. Una svendita del trasporto aereo italiano, la rinuncia ad un solido vettore nazionale, la rassegnazione ad una compagnia regionale a servizio di un grande vettore internazionale. E il governo non ha il mandato e la legittimità per firmare un atto in contraddizione con quanto indicato dal Parlamento”.