Puntuale, la minaccia è arrivata preceduta dall’insulto omofobo: «Ritira la legge o farai una brutta fine», ha scritto su Facebook il solito leone da tastiera. «Un’ulteriore prova di quanto nel nostro Paese ci sia bisogno di una legge contro l’omofobia» commenta il destinatario dell’avvertimento, l’onorevole dem Alessandro Zan relatore della legge che si propone di contrastare le discriminazioni legate al genere, all’orientamento sessuale e all’identità di genere e attualmente in discussione alla Commissione Giustizia della Camera. Stasera Zan dovrebbe presentare il testo che unifica i cinque progetti di legge in materia già depositati, ultimo atto prima del voto in commissione che potrebbe però slittare alla prossima settimana per l’assenza giustificata di alcuni commissari impegnati in un’altra votazione, quella sul decreto Rilancio in discussione in commissione Bilancio.

E’ la sesta volta che il parlamento prova a varare una legge che sanziona chi istiga o propaganda idee e atti violenti contro le donne (nel testo è previsto il contrasto anche alla misoginia) e le persone lgbt. Nei giorni scorsi, prima ancora di conoscerne i contenuti, la Conferenza episcopale non ha risparmiato critiche al provvedimento preoccupata da presunti limiti alla libertà di espressione. In realtà il testo interviene su due articoli del codice penale, il 604 bis e il 604 ter, sull’impronta di quanto stabilito nel 1993 dalla legge Mancino, che distingue con nettezza l’istigazione all’odio o a commettere atti violenti dall’espressione di una convinzione personale.

Entro luglio si dovrebbe arrivare al voto dell’aula e sulla carta i numeri perché la legge possa essere approvata ci sono. «Mi aspetto un atteggiamento collaborativo anche da parte delle opposizioni», conclude Zan.