Un solo colpevole per le minacce a Roberto Saviano e alla cronista del Mattino Rosaria Capacchione, attualmente senatrice del Pd. Il tribunale di Napoli ha assolto per non aver commesso il fatto i boss dei casalesi Francesco Bidognetti e Antonio Iovine (che nel frattempo si è pentito), e l’avvocato di Iovine Carmine D’Aniello. Unico condannato (un anno con pena sospesa) il difensore di Bidognetti, Michele Santonastaso, che dovrà anche risarcire lo scrittore, la cronista e l’Ordine dei giornalisti della Campania, costituitosi parte civile.

In aula erano presenti sia Saviano che Capacchione; Iovine e Bidognetti erano in collegamento in videoconferenza. Il pm della Dda Antonello Ardituro aveva chiesto un anno e sei mesi di reclusione sia per i capi clan che per i rispettivi avvocati al tempo del processo Spartacus: l’inchiesta, condotta dal 1993 al 1998 dalla procura Antimafia di Napoli, mise sul banco degli imputati oltre trenta appartenenti al sodalizio dei Casalesi, uomini del calibro di Michele Zagaria e Francesco Schiavone detto Sandokan, fino alle condanne definitive arrivate nel 2010.

Durante l’udienza del 13 marzo 2008 del processo d’appello, l’avvocato Santonastaso (finito poi in carcere con l’accusa di collusioni con la camorra) lesse un documento firmato dai boss Iovine e Bidognetti che chiedevano di appellarsi alla legge Cirami sulla «legittima suspicione». Il documento conteneva riferimenti agli articoli della Capacchione mentre i pm Raffaele Cantone e Federico Cafiero de Raho venivano accusati di essere «magistrati in cerca di pubblicità». Saviano poi, con il libro Gomorra, secondo gli imputati avrebbe tentato «di condizionare l’attività dei giudici» e ancora: «Il nostro è solo un invito rivolto al signor Saviano e ad altri come lui a fare bene il proprio lavoro e a non essere la penna di chi è mosso da fini ben diversi da quello di eliminare la criminalità organizzata». Il testo letto in aula diede l’avvio a un nuovo processo arrivato ieri al primo grado di giudizio.

Santonastaso venne arrestato nel 2010 dalla Dia di Napoli con le accuse di corruzione, falsa perizia, falsa testimonianza: secondo i pm avrebbe corrotto periti per far assolvere colpevoli di omicidio, tenuto le comunicazioni tra gli affiliati in carcere e quelli a piede libero, suggerito come alterare le scene del crimine. Ieri il suo difensore è stato duro con i magistrati: «Signori giudici, ho riletto quell’istanza di remissione e non ho trovato nessuna accusa, nessuna minaccia». Soddisfatto il pm Ardituro: «Si è trattato di una condanna mai vista prima: l’avvocato del boss minaccia i giornalisti nel processo al fine di favorire il clan, un pezzetto di storia». Meno felice il pm Cesare Sirignano: «L’assoluzione di Bidognetti va valutata dopo aver letto le motivazioni. E’ stata riconosciuta la sussistenza della minaccia con l’aggravante della finalità mafiosa. Ritenere che il legale abbia agito senza il beneplacito dei casalesi sarebbe strano».

Una vittoria a metà anche per Saviano: «I casalesi si dimostrano ancora guappi di cartone perché si sono nascosti dietro un avvocato. Non sono invincibili e la sentenza lo dimostra. Mi colpisce che venga condannato un avvocato con l’aggravante mafiosa come responsabile delle minacce. Il clan ha minacciato attraverso un avvocato i lettori e quindi tutti quelli che in questi anni si sono opposti ai clan. Spero che questa sentenza possa essere un primo passo verso la libertà, che ora ci possa essere una mia vita nuova». Anche se aggiunge: «L’Italia è un paese complicato, non ho la sensazione che la battaglia antimafia sia una priorità». Perplesso Cantone: «Condannato solo l’avvocato con l’aggravante dell’articolo 7, quella minaccia sarebbe comunque stata fatta per favorire un clan, ma i capi clan sono stati assolti. Mi riservo di leggere la sentenza».