Qualche settimana fa, accompagnate da atti vandalici, sono ricomparse sul muro prospiciente il canale tra Murano e Burano, sull’isola di San Giacomo in Paludo a Venezia, scritte di insulti contro Gianfranco Bettin, assessore comunale a Venezia, leader ambientalista e collaboratore da sempre de il manifesto. Non è la prima volta che Bettin -schierato contro gli interessi illegali e criminali della città- subisce aggressioni ed intimidazioni, alcune anche molto gravi.

Questa volta l’attacco a Bettin ha a che vedere con il nascente -ed evidentemente non gradito- Parco della Laguna Nord. Si tratta di un’oasi voluta dal Comune di Venezia, la cui nascita è oggetto di discussioni e di attese da circa venti anni e la cui definitiva approvazione è prevista per fine aprile-primi di maggio, con il voto conclusivo del consiglio comunale. Evidentemente questa scelta colpisce le speranze di chi voleva speculare in quell’area o aveva altre mire incompatibili con la sua destinazione pubblica. Le scritte contro Bettin già erano comparse -poi cancellate- qualche settimana fa. Tra l’altro è significativo il fatto che, oltre al danneggiamento materiale del muro sul quale sono comparse le scritte, i vandali abbiano divelto la targa dei Vas-Verdi Ambiente Società, associazione ambientalista che si occupa della tutela dell’isola, e distrutto un capanno.

Nei giorni scorsi Bettin aveva ricevuto, direttamente a casa, intimazioni a non procedere con l’istituzione del Parco insieme a pesanti minacce di morte, anche contro sua madre alla quale i persecutori hanno dichiarato “aperta la caccia”. L’episodio gravissimo, denunciato alla polizia, è oggetto di un’interrogazione parlamentare (il governo non ha ancora risposto) di alcuni deputati di Sel. E’ preoccupante che le forze dell’ordine non siano in grado di prevenire e colpire gli autori di questi atti.

Gianfranco Bettin si è sempre battuto con coraggio contro gruppi illegali e delinquenziali legati ad interessi molto pesanti -lo spaccio di droga, la criminalità ambientale, la speculazione edilizia- e per questo ha subito sempre conseguenze gravi: è stato sequestrato e minacciato di morte, ha vissuto per anni con la scorta, ha avuto agguati sotto casa. Gianfranco è uno di noi: scrive su questo giornale, è sempre stato protagoniste delle mobilitazioni pacifiste e ambientaliste, è sempre stato attivo nel lavoro culturale e sociale, è impegnato a risolvere il problema della navigazione delle grandi navi a Venezia. Tenere acceso sempre il riflettore su questi episodi e -soprattutto- sull’importante lavoro che si sta facendo a Venezia per l’ambiente e i beni comuni è il modo migliore non solo di esprimere la necessaria solidarietà a chi -un compagno, un amico- si espone ed è sempre in prima fila, ma a difendere la prospettiva di cambiamento per questo paese e per tutti noi.