Sindaco Mimmo Lucano, allora i fondi per Riace si sbloccano. La lotta nonviolenta ha dato i suoi frutti?

Intanto, tengo a precisare che si tratta di voci e non ho conferme ufficiali. Ma sono moderatamente ottimista. Si erano sbagliati su di noi. E tutto ciò che di brutto era stato detto su Riace erano solo diffamazioni e castronerie avallate da prefettura e governo Gentiloni. Le controdeduzioni che abbiamo inviato a Roma hanno dimostrato che il modello Riace non solo è virtuoso da un punto di vista etico ma è a posto anche con i conti. Pare che qualcuno al ministero dell’Interno abbia finalmente letto le nostre obiezioni e si sia reso conto che non solo devono ripristinare i finanziamenti, ma devono anche restituire i crediti pregressi. Il processo è in itinere, ma a quanto pare dovranno restituirci anche i fondi del 2017.

In concreto questi soldi a cosa serviranno?

A pagare due anni di debiti arretrati. Siamo una comunità di 400 abitanti in default senza questi finanziamenti statali che erano dovuti. E’ una questione di sopravvivenza di una intera popolazione, per l’ospedale, per le scuole, per i servizi pubblici. La situazione qui è drammatica. Spero che arrivino presto. Per anni, i bonus (una sorta di moneta sostitutiva utilizzata per favorire il commercio interno al borgo e nelle zone limitrofe, ndr) sono stati portati come esempio innovativo e virtuoso per aggirare la mancanza di puntualità del ministero nell’erogazione dei fondi per i servizi. E si tratta di servizi inderogabili. Perché il latte in farmacia per i neonati si deve comprare, le persone devono mangiare. A un certo punto, senza spiegare il perché, hanno detto che questo sistema non andava bene.

Secondo l’Istituto Cattaneo gli italiani sarebbero in tutta la Ue i più ostili ai migranti. Il 58% pensa che gli stranieri provochino una riduzione dell’occupazione. Questo significa che l’alternativa Riace non è conosciuta abbastanza o che queste pratiche di accoglienza diffusa non sono considerate realistiche?

Questi sondaggi mi lasciano perplessi. Io preferisco le piazze vere non le opinioni virtuali. Le grandi mobilitazione di Milano e Catania dimostrano che c’è una Italia popolare che si ribella al razzismo via social di Salvini e Di Maio. La storia ce l’ha insegnato che i disumani alla fine perdono. E invece bisogna restare umani, come diceva Vittorio Arrigoni da Gaza, perché alla fine le forze del bene prevarranno.

Riace ormai è diventato un mito. Questa estate il borgo è stato invaso da una processione laica di solidarietà: politici, vescovi, televisioni, sindacalisti, registi, scrittori. Un bagno di affetto che ha colpito molto. Ma non la spaventa un po’ questa mitizzazione?

Non mi spaventa ma mi carica di responsabilità. Il coraggio delle scelte alla fine ti ripaga delle sofferenze e delle angherie che hai subito. Ma è la dimostrazione che una comunità di zero come la nostra può riscattarsi se crede negli ideali e se alle parole fa seguire i fatti. Un territorio come la Locride, al limite e vilipeso da tutti, se è unito e se ha un orizzonte di valori può rinascere. Chi dice ’aiutiamoli a casa loro’ rifiuta ipocritamente di assumersi qualsiasi responsabilità. L’immigrazione è il prodotto di ingiustizie globali. Siamo stati noi che siamo andati a casa loro a imporre politiche coloniali, sistemi economici forzati, governi farlocchi, a vendere armi, a provocare fame e miseria. Siamo noi a obbligarli a un esilio forzato. A Riace abbiamo provato a mettere in comune e condividere il sogno, il riscatto dei nuovi proletari. Come diceva il mio amico compianto Dino Frisullo, bisogna avere il coraggio di essere parte attiva nei cambiamenti sociali.

«Il manifesto» ha lanciato l’idea di una manifestazione nazionale sui migranti e contro la barbarie. Il sindaco di Riace aderisce?

Certamente e convintamente sì, perché mi sento parte di questo processo. E tutti coloro che credono e si riconoscono nella Costituzione repubblicana, nata dalla Resistenza, dovrebbero scendere in piazza massicciamente.