È tornato alla Mostra dove era stato presentato nel 1964 Cerny Petr di Miloš Forman, esordio che aveva vinto il premio dei circoli del cinema. Il distributore italiano aveva poi cambiato il titolo da Pietro il nero in L’asso di picche quando i film di Forman avevano suscitato il suo interesse per l’inedita libertà di costumi (Gli amori di una bionda, Al fuoco i pompieri). I titoli potevano trarre in inganno, ma si trattava in realtà dei primi esempi di una irripetibile stagione, la nova vlna ceca che ibridava la grigia e austera way of life del socialismo reale con l’irriverenza della nuova generazione e il genio di un gruppo di cineasti. Miloš Forman era di cinque o sei anni più grande dei giovani usciti dalla Famu che avrebbero portato un Oscar a Menzel con Treni strettamente sorvegliati. Petr è un ragazzo che fa l’apprendista in un negozio di alimentari, piuttosto svagato e interessato solo a sistemarsi i capelli e soprattutto a rimorchiare una ragazzina.

Lo straordinario ritratto della società è realizzato con pochissime parole (né del resto i giovani parlano troppo), molte prediche da parte del padre preoccupato per la svogliatezza del figlio che non farà di lui un buon comunista senza calli alle mani, le schermaglie sulla spiaggia, i primi bikini, le riprese spericolate nella sala da ballo dove il twist furoreggia, il repertorio mostra interessanti variazioni jazz (Forman aveva diretto un divertente e acido doc sulle orchestre locali, Konkurs nel ’64), le pettinature stravaganti fanno la loro comparsa e le birre cominciano a prendere il posto delle aranciate. Tra un dettaglio e l’altro si ha il tempo di seguire gli schemi della vecchia generazione e il desiderio di nuovo dei giovani insieme alla forza dirompente e creativa di un regista capace di prendere amorevolmente in giro anziani e adolescenti, con piccoli dettagli della vita di paese. Proprio come farà poi in Taking off appena sbarcato negli Usa, pronto a creare un altro universo pieno di conflitti generazionali che alludono ad altri più violenti nelle alte sfere.

Cerny Petr presentato nella sezione classici con il restauro della cineteca Praga, è stato introdotto proprio da quella bruna ragazzina quindicenne di allora, Pavla Martinkova, diventata una elegante signora bionda a raccontare come Passer e Forman scrivessero il film anche basandosi sulle loro indicazioni, giovani interpreti che consideravano quei cineasti neanche trentenni già «vecchi»: «Abbiamo passato tutte le vacanze in quel paesino vicino Praga, tutte le sere discutevamo delle scene, eravamo noi giovani a ispirare gli sceneggiatori e questo ha giovato al film», aggiungendo di come il protagonista Ladislaw Jakim che ha interpretato altri film, sarebbe poi diventato un avvocato ed è scomparso nel ’92, Pavel Sedlacek, il ragazzo che suona la chitarra (ce n’era sempre uno nelle compagnie) è diventato il frontman di un famoso gruppo rock, mentre Cenda (Vladimir Pucholt) è scappato in Canada e ha ha poi realizzato il sogno di diventare medico.