Il decreto Milleproroghe si conferma un vero e proprio ginepraio parlamentare. Ancor di più con la maggioranza larghissima del governo Draghi. Accade così che la sua conversione riservi più di una sorpresa con il governo che nella lunga seduta notturna va sotto ben quattro volte mentre in molti casi la maggioranza si è spaccata.

CONTRO IL PARERE dell’esecutivo sono passati gli emendamenti che prevedono il dietrofront sul tetto al contante e sull’Ilva, così come sono state approvate norme sulle graduatorie della scuola e i test sugli animali.

Il testo votato alla Camera nelle commissioni Affari costituzionali e Bilancio questa mattina arriverà in aula dove il governo dovrebbe porre la fiducia che sarà votata però lunedì dai deputati. Il decreto passerà poi al Senato blindato per un esame lampo in tempo per essere approvato definitivamente entro i canonici 60 giorni: è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso 30 dicembre.

Tantissimi i provvedimenti inediti ma la polemica politica si è concentrata soprattutto sul tetto del contante a duemila euro.

Lega e Forza Italia hanno votato con Fratelli d’Italia una retromarcia pesante: il tetto che dal 1° gennaio 2022 è sceso a mille euro torna ora per un anno a duemila euro. La modifica sposta l’entrata in vigore della soglia più bassa al 1° gennaio 2023. La modifica è passata per un solo voto. «Si potrà ancora usare il contante per pagamenti fino a 2 mila euro, anziché scendere a mille. È una vittoria della Lega e del centrodestra: guardiamo a esempi europei come la Germania», festeggia Matteo Salvini.

Molto critico nei confronti della modifica il M5S. «Una mossa che, come indica anche uno studio di Bankitalia del 2021, finisce per favorire l’economia sommersa» dice il presidente del M5s Giuseppe Conte. «In un paese con circa 100 miliardi annui di evasione non si dovrebbero costruire scorciatoie per il malaffare, ma nuove strade, nuove scuole, nuovi ospedali proprio con le risorse recuperate da circuiti illegali. Risorse che, come ho sempre detto, ci permetterebbero anche di abbassare le tasse a tutti. L’unica ricetta per abbassare le tasse è questa: paghiamo tutti, affinché tutti paghino meno», conclude Conte.

ANCHE SULLE GRADUATORIE per l’istruzione il governo aveva dato parere favorevole a una riformulazione che però è stata bocciata dalle commissioni. Come se non bastasse l’esecutivo è andato sotto anche sulla norma che prorogava la sperimentazione animale per soli sei mesi. L’emendamento approvato, con il parere contrario del governo, ha allungato la sperimentazione fino al primo luglio del 2025.

Due emendamenti approvati hanno riguardato il tema del pluralismo nell’editoria. Un primo emendamento presentato da Riccardo Magi ha previsto che l’importo del contributo non potesse essere inferiore rispetto a quello dello scorso anno. Il secondo presentato da Lattanzio (Pd) riguarda direttamente l’editoria cooperativa no profit di cui fa parte anche il manifesto e prolunga di un anno l’entrata in vigore del taglio al contributo pubblico voluto nel 2018 dall’allora sottosegretario all’Editoria Vito Crimi. In questo modo il taglio è posticipato al 2025.

«Sono molto soddisfatto – commenta Paolo Lattanzio del Pd – perché siamo riusciti a mettere alcuni punti fermi sull’annosa e complessa situazione dell’editoria italiana, in attesa della riforma del settore che sta pagando in maniera durissima la crisi causata dalla pandemia. Questo intervento è fondamentale per salvare le cooperative editoriali e le testate piccole e comunitarie, continuando a garantire una reale pluralità dell’informazione».

«Una bella pagina per l’attività parlamentare – la definisce il capogruppo in commissione di Fratelli d’Italia Federico Mollicone -. Vengono tutelati presidi di informazione cruciali. Ringraziamo la sensibilità del sottosegretario Moles per il parere favorevole a questi emendamenti».

«NEL CORSO DELLA LEGISLATURA siamo riusciti a rendere sempre più chiara l’importanza del sostegno economico alle realtà editoriali indipendenti organizzate in forma cooperativa e quest’anno abbiamo trovato larga condivisione, ma non possiamo accontentarci solo di rinviare l’entrata in vigore del taglio», osserva Stefano Fassina.