Sempre più spesso arrivano via mail richieste di crowdfunding da parte di compagnie o piccole organizzazioni dello spettacolo, che (fermo restando il valore dell’autoproduzione dal basso) sono costrette ormai a «tendere il cappello» per poter realizzare la propria vena creativa. Poi c’è invece chi può usare piattaforme di ben altro livello. La notizia è apparsa fuggevolmente su qualche giornale, ma lo stesso ministro Franceschini l’aveva preannunciata in sede ufficiale di Consulta dello spettacolo.

Pare infatti che l’ineffabile e instancabile ministro avesse ottenuto in sede di bilancio alcuni stanziamenti straordinari per lo spettacolo: 20 milioni di euro per le fondazioni liriche in perenne affanno, un’altra cifra destinata al cinema e un’altra decina di milioni per teatro e danza. I frutti prendono corpo ora nel decreto «mille proroghe» (cui bisognerà presto trovare uno pseudonimo da sottoporre alla Crusca) dove appaiono emendamenti davvero «di peso», che attribuiscono finanziamenti fuori dell’ordinaria amministrazione, ovvero del sempre insufficiente Fondo per lo spettacolo. Uno riguarderebbe (già annunciato dal ministro) il festival Romaeuropa, per un milione di euro, e non è una novità. L’anno scorso la cosa fu sventata dall’attenzione di un parlamentare 5 stelle, che denunciò il fatto che uno dei responsabili economici del Pd permettesse un tale finanziamento a una fondazione di cui è magna pars sua moglie. Quest’anno l’iniziativa parte per mano dello stesso ministro. Ma diviene poca cosa, rispetto al finanziamento previsto da un emendamento al milleproghe, anche questo di casa Pd (l’ha presentato il senatore Astorre) che prevede ben quattro milioni di finanziamento straordinario per il romano teatro Eliseo. Ufficialmente per celebrare i cento anni del teatro (ma la cronologia della sala di via Nazionale, è piuttosto controversa), in realtà dallo stesso teatro e dal suo conduttore massimo Luca Barbareschi, si capisce che la cifra servirebbe a coprire il grosso deficit in cui versa il bilancio della società.

Barbareschi ne ha preso la gestione da un paio d’anni, e ha eseguito una ristrutturazione nelle due sale del complesso certo assai al di sotto del contributo annunciato. L’attore ha sicuramente investito del suo quando ha rilevato l’Eliseo, e ha realizzato stagioni di buon livello spettacolare cui il pubblico ha ben risposto. Ma quel teatro, con il suo prezioso immobile, resta di proprietà squisitamente privata. In assenza totale di chiarezza sui motivi profondi per i quali la cosa pubblica debba sopperire ai suoi patrimoni culturali, diventa un bel problema, per lo spettatore comune, capire perché ci siano privilegiati in grado di attingere a risorse pubbliche tanto consistenti, mentre molte compagnie hanno portato i tribunale i propri libri contabili, e molte altre istituzioni pubbliche versino in condizioni di penuria grave di mezzi.

Con quale criterio il ministro può decidere di «elargire» contributi a uno invece che a un altro, come un antico sovrano assoluto, resta difficile da capire. La realtà supera la fantasia, e le chiacchiere che girano sparano alto. Per Barbareschi fiero militante di Forza Italia, per quale fu eletto deputato (in Sardegna!) nella scorsa legislatura, dicono che l’iniziativa venga addirittura dal ministero dell’economia. Chi pensava che con i terremoti politici in corso, dall’avanzata dei grillini al referendum, potessero cambiare anche le rappresentazioni di questo paese, deve disilludersi. Lo spettacolo resta desolatamente sempre lo stesso. Applausi, repliche, e una infinita amarezza. E la tacita accettazione di qualsiasi sopruso.