Mille posti di lavoro – precario – a Melfi. In attesa del Jobs act, Sergio Marchionne offre un potente assist a Matteo Renzi. Un annuncio ad effetto fatto poche ore prima di parlare da Detroit e che danno inizio alla nuova strategia della ex Fiat in Italia: ogni stabilimento fa storia a sé. E allora a Melfi dove il modello americano è sbarcato già l’anno scorso – vi ricordate il balletto “Happy” dei lavoratori? – le cose vanno bene e si assume nuovo personale. Il tutto mentre gran parte dei 60mila lavoratori degli altri stabilimenti rimangono in cassa integrazione, aggrappati a promesse e annunci ancora lontani anni dal concretizzarsi. Con il rischio assai concreto che se le cose andranno male a Pomigliano, Cassino, Mirafiori, lo stesso Jobs act, invece che per assumere con contratti precari, servirà a licenziare senza il rischio di vertenze e reintegri, come già minacciato alla Sevel per chi si ammmala.

La notizia è in sé positiva. La nuova Jeep Renegade vende «in 100 mercati» meglio del previsto e le prenotazioni per la nuova 500X sono già a quota «1.500 ordini». Fca Italy quindi ha deciso di «assumere mille nuovi lavoratori nei prossimi tre mesi». La cifra per i media italiani è stata subito aumentata a quota 1.500, finché lo stesso Marchionne non ha ribadito il «mille».

In realtà le assunzioni per adesso si limiteranno a quota 300 lavoratori «che verranno inseriti dalla prossima settimana» con «contratto interinale» ai quali, «una volta stabilizzati i volumi produttivi», «potrà essere proposto il nuovo contratto a tutele crescenti, attualmente in via di approvazione».

L’assist è evidente ed è stato esplicitato da Marchionne nella conferenza stampa: «A Melfi avremo mille lavoratori nuovi di zecca che senza il jobs act sarebbero stati assunti come interinali, con una copertura di tre anni», sottolineando come le nuove regole sul lavoro servono «a dare la possibilità di gestire la situazione insieme allo Stato l’eventualità che il mercato si restringa». «Nessuno assume con l’obiettivo di licenziare ma i mercati – ha spiegato Marchionne – non dipendono da noi» e l’assenza di regole «fa perdere qualsiasi interesse agli investitori stranieri», ha aggiunto Marchionne, che ha chiuso benedicendo il Jobs Act: «Grazie a quelle norme l’Italia non è più una realtà anomala».

Le assunzioni di Melfi per l’ad di Fca sono «un segnale positivo per il paese, quasi da festeggiare». Marchionne ha difatti avvertito delle assunzioni direttamente Renzi, dimenticandosi come sempre di informare preventivamente i sindacati. «Ho mandato al premier» Matteo Renzi un «messaggio ieri (domenica, ndr), era anche il suo compleanno», ma «non mi ha risposto, aveva da fare», ha scherzato.

La conferenza stampa è stata anche l’occasione per dare altre notizie sul futuro del gruppo: «Per il 2014 i risultati finali saranno in linea con le previsioni», mentre il 2015 sarà «l’anno in cui venderemo 5 milioni» di unità e in cui si cercherà «un partner industriale», visto come «un passaggio dovuto» senza «nessuna restrizione su un possibile candidato» con Mazda – con cui l’ex Lingotto sta per produrre in Giappone una spider – in testa. Per quanto riguarda Alfa Romeo e gli 8 modelli promessi entro il 2018, Marchionne si è limitato ad annunciare i primi due modelli: la Giulia («ma il nome non è sicuro») che verrà «presentata a giugno» e «un Cuv, un Suv medio, in bilico per il 2016», «entrambi verranno «prodotti a Cassino».

Ma perché la promessa di Marchionne del ritorno alla piena occupazione in Italia diventi realtà nel lontano 2018 al manager canado-abruzzese serve vincere la scommessa più difficile: lo spostamento del baricentro aziendale dal segmento utilitarie a quello Premium – Suv e Alfa Romeo – richiede meno manodopera per unità di prodotto e quindi serve un vero boom delle vendite per assicurare orario completo a tutti 62mila lavoratori del settore auto dell’ex Fiat lungo la penisola.

Le reazioni all’annuncio di Melfi sono tutte positive. Perfino da Susanna Camusso: «Dopo molti anni arriva una notizia positiva, un’inversione di tendenza che, non a caso, coincide con il lancio di nuovi prodotti», lodando «il nuovo atteggiamento dell’azienda». Giubilo e orgoglio arriva dai «sindacati firmatari» – Fim Cisl, Uilm, Ugl e Fismic – che rivendicano la giustezza «di firmare gli accordi» e predicono «altre buone notizie». «Possiamo dire che Marchionne per adesso ha vinto la scommessa della globalizzazione: si producono più macchine a Melfi perché si vendono in tutto il mondo», sottolinea Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim Cisl.

Anche la Fiom – «Non ce l’ho con Landini, poi bisogna dire la verità», ha detto Marchionne – parla di «buona notizia». Ma snocciola dati tutt’altro che positivi: negli stabilimenti auto italiani di Fca gli occupati sono passati dai 67.878 del 2008 ai 62.488 del 2013, con un saldo negativo di oltre 5.300 posti. «Il problema è sempre uno: manca la contrattazione e la visione d’insieme su tutti gli stabilimenti, ma a parte Pcma, noi della Fiom abbiamo ancora incontri separati. Gli altri sindacati fanno i megafoni dell’azienda ma non sono stati neanche avvertiti delle assunzioni e ci vogliono ancora escludere dalle elezioni di Rsa e Rls», sottolinea Michele De Palma, responsabile auto.