L’ aveva annunciato il ministro degli interni austriaco Herbert Kickl, ma era troppo assurdo per immaginarsi che potesse aver luogo sul serio: una scena di guerra finta contro migranti finti. Invece c’è stata, messa in atto dalla nuova Grenzschutztruppe, truppa per la protezione dei confini battezzata Puma, «flessibile e veloce» che diventerà operativa da settembre.

Siamo partiti per la Stiria meridionale, zona amena di vigneti che viene paragonata alla Toscana, una Weinstrasse, strada dei vini che serpeggia allegramente lungo il confine tra Austria e Slovenia. Lì si è svolto il cupo spettacolo «Pro-border» giusto alla vigilia della presidenza Ue austriaca illustrando bene il ruolo che il governo sta giocando sul tema migranti. Uno shuttle della polizia ci porta al confine sul piazzale dell’evento con centitinaia di divise blu e verdi schierate. Pensi a cosa potrebbe accadere se agissero realmente. Presenti sul campo Kickl e il ministro della difesa Mario Kunasek entrambi dell’estrema destra Fpoe che controlla tutto il potere esecutivo. Inizia l’esercitazione. Ecco che arrivano i finti rifugiati lungo un percorso transennato. Inizialmente sembrano tranquilli, poi cominciano a premono per avanzare, gridano e slogan, «let us in».

Gli attori sono 200 aspiranti poliziotti che recitano una vasta gamma di comportamenti possibili. Il comandante dell’unità di intervento illustra la strategia a tre D, dialogo, deescalation e, se niente funziona, durchgreifen, intervento duro. Via via si schierano truppe di polizia ed esercito. Due elicotteri dotati di ogni meraviglia tecnica attraversano il cielo. In dotazione anche un panzer Pandur che era stato usato in Kosovo, ma solo a scopo difensivo, per bloccare il passaggio di persone sottolineano i capi dell’esercito che presta servizio di assistenza antimigranti nelle regioni con confini Schengen come Stiria, Burgenland, Tirolo, Carinzia e Salisburgo.
Per creare il clima giusto, oltre ai migranti simulati si sentono i cori dei rifugiati veri che nel 2015 attraversarono i confini a Spielfeld. Allora «migliaia di stranieri hanno invaso le strade e i campi di Spielfeld senza alcun controllo» ha detto Kickl in conferenza stampa «si è registrato un impotenza dello stato che non si deve ripetere. Se uno stato non sa proteggere il confine perde la sua credibilità».

Per riconquistare la fiducia dei cittadini , impedire nuovi assalti ai confini ecco allora la blindatura dei confini, con la truppa Puma di pronto intervento, «un segnale importante per l’interno e l’esterno». E’ concepita per il controllo di grandi masse. Non importa che da tempo quasi nessuno attraversa più i confini austriaci, i respingimenti verso la Slovenia quest’anno sono stati in tutto 20. Ma Kickl e Kunaseck oltre al passato dipingono scenari futuri di nuove invasioni attraverso nuove rotte balcaniche via Albania e da ogni crisi del mondo. Le molte disfunzioni che vi erano state a Spielfeld tra il 2015 e 2016, spiega Petra Leschanz di «Border crossing Spielfeld» allora volontaria pro-refugees, insieme a tanta parte della popolazione, «erano in realtà create appositamente, una messa in scena anche questa, perché si voleva creare il terreno adatto per la chiusura della rotta balcanica».

Simile la valutazione di Astrid Pinter di «Nonne contro la destra», gruppo nato di recente, che ricorda l’arrivo nel 1991 allo stesso confine dei rifugiati dall’ex Jugoslavia. «Si trattava di centomila persone, tutte riconosciute in blocco come profughi di fatto, sistemati ed integrati senza grandi problemi». Era anni luce fa. Ci viene mostrato il percorso di controllo delle identità e la registrazione al confine, ogni tappa e dettaglio passando una struttura molto articolata che è stata portata a compimento, ammette qualcuno quando il grande afflusso di persone era ormai terminato. Bloccato con la chiusura della rotta balcanica, il grande vanto del cancelliere Kurz . Così, parlando con i poliziotti scopri che al confine non fanno più passare nessuno. Chi chiede asilo, anche se proviene da Paesi come la Siria, viene respinto oltre confine, perché ha già attraversato altri Paesi terzi sicuri dove poteva chiedere asilo. E’ il regolamento di Dublino applicato nel modo più egoista possibile, la stessa linea che Horst Seehofer vuole imporre ad Angela Merkel mettendo in crisi l’intera Ue. Si può entrare in Austria solo per i ricongiungimenti familiari in base alla Convenzione sui diritti umani, spiegano, ma solo per il nucleo familiare stretto, tra genitori e figli. E i minori sotto i 14 anni non accompagnati, anche loro non vengono respinti.