4 anni di presidenza Trump negli Stati uniti corrispondono anche a 4 anni di manifestazioni, contro le sue politiche e a favore di una diversa visione del mondo. Il Washington Post nel gennaio 2018 scriveva che dal giorno dell’insediamento c’era stata una protesta ogni giorno, da qualche parte negli Usa.

La prima si è tenuta a New York, un paio di giorni dopo l’elezione, ed è stata la prima di quelle della cosiddetta «resistenza». Quasi 10 mila persone si sono trovate a Union square, la piazza del sindacato, e hanno sfilato fino alla Trump Tower. Tra i manifestanti molti avevano fatto parte di altri movimenti, come Occupy Wall Street, Black Lives Matter e Moral Mondays, ma molti erano alla loro prima manifestazione.

«Alcuni si sono scandalizzati per la tempestività di quella manifestazione – racconta Shona, 47 anni di Brooklyn, attivista di Resist – dicevano che era ridicolo manifestare prima ancora che Trump avesse la possibilità di fare qualcosa, ma non c’era bisogno di aspettare. Trump già durante la campagna elettorale aveva fornito abbastanza ragioni per scendere in piazza, dall’invito a prendere le donne per le parti intime, agli attacchi verso gli immigrati, i disabili, i neri. Il movimento Resist voleva mandare un segnale chiaro, specialmente da New York che ai tempi era la città di Trump. Fortunatamente il sindaco era dalla nostra parte, un paio di manifestazioni le ha indette proprio lui, De Blasio. Siamo scesi in piazza in migliaia a novembre 2015, consapevoli che ci saremmo rimasti per 4 anni».

In questi 4 anni alcune proteste si sono tradotte in scioperi, altre in petizioni, manifestazioni, cortei e sit in.Non solo in grandi città democratiche, ma anche in città più piccole, in tutto il Paese. E in alcune di queste, come Mason City, Iowa, la maggioranza aveva votato per Trump. Il 12 aprile 2017 si è tenuta la «prima protesta nello spazio», una manifestazione contro l’amministrazione Trump dell’Autonomus Space Agency Network (Asan).

La manifestazione più grande è stata la Women’s March, il 21 gennaio 2017, il giorno dopo l’insediamento di The Donald alla Casa Bianca; quel giorno hanno manifestato milioni di persone, e prendendo in considerazione i cortei di ogni singola città, è stata la mobilitazione più grande ed estesa nella storia degli Stati uniti. «Qua a Washington c’erano centinaia di migliaia di persone – racconta Jessica, 35 anni, ricercatrice biologa – e lo scopo era quello di mandare un messaggio coraggioso alla nostra nuova amministrazione nel primo giorno del suo insediamento e al mondo intero, per dire che i diritti delle donne sono diritti umani. Il contrasto con i quattro gatti presenti alla cerimonia d’insediamento di Trump, il giorno prima, è stato clamoroso».

Il 28 gennaio 2017 è stato il giorno delle manifestazioni negli aeroporti a seguito del primo TravelBan di Trump, il Muslimban, che vietava l’ingresso negli Usa ai cittadini di Paesi a maggioranza musulmana. Il primo aeroporto a essere interessato dalle manifestazioni fu il Jfk a New York, seguito dagli aeroporti delle principali città Usa.

«La manifestazione era al Terminal 4, dove arrivavano gli aerei dei passeggeri che venivano rimandati indietro – racconta Seth, 42 anni, avvocato -. Mi ha chiamato un collega, sono andato al terminal e ci sono restato 2 giorni, a lavorare con altri per aiutare le persone in difficoltà e cercare di trovare il cavillo per invalidare il decreto di Trump. Si erano formati uffici mobili ovunque, con avvocati seduti per terra in tutto il terminal. Il sabato sera alle 20 abbiamo costretto il tribunale di Brooklyn ad aprire: avevamo trovato il modo, e il giudice riuscì a bloccare parte dell’ordine esecutivo. Non ho mai pianto così tanto di gioia in vita mia».

«In questi 4 anni è stato come se le ragioni per manifestare si accumulassero – spiega Yetta, 36 anni, attivista Lgbtq -, non è “affrontato un problema passiamo al prossimo”, è uno sopra l’altro. Il pride è stata l’esplosione di gioia. A giugno 2018 il primo World Pride Usa, a New York, è diventato un’altra occasione per manifestare contro Trump, Pence e le loro politiche transfobiche. Da poco avevano chiesto di bandire i soldati transgender dall’esercito. In questi anni l’effetto di Trump è stato quello di compattare i movimenti. Mai prima d’ora le istanze lgbtq, nere, dei migranti, delle donne, dei lavoratori avevano sfilato insieme. È successo al World Pride. Milioni di persone e un nemico comune».

Il movimento Black Lives Matter non è nato con Trump, ma durante questa presidenza, specialmente in quest’ultimo anno, si sono viste le manifestazioni più imponenti per i diritti civili degli afroamericani. E anche in questo caso le adesioni sono state trasversali: non si erano mai visti così tanti bianchi scendere in piazza per i diritti dei neri, per settimane, mesi.

«Il razzismo non è cosa nuova in America, e la nostra associazione è attiva da più di 5 anni – spiega Chivona, organizzatrice di Blm New York -. Il Covid ha avuto un grande ruolo in questa nuova fase, ha evidenziato le ingiustizie razziali, molte persone non hanno più un lavoro e dopo essere stati incollati alla tv per mesi, le immagini dell’omicidio di George Floyd ha fatto detonare la bomba. Quanto è successo a Minneapolis ha avuto eco in tutto il mondo. Questa è la legacy più importante di Blm, che non è diverso dagli storici movimenti per i diritti civili degli afroamericani. Ma i tempi sono diversi, come la tecnologia che ci permette di organizzarci».