Del post che la scrittrice Federica Bosco ha scritto pochi giorni fa per spiegare perché lascia Milano e torna nella sua Firenze, mi ha colpito il passaggio in cui dice che fra le varie cose fatte per adeguarsi alla rutilante mondanità meneghina (apericena, eventi, inaugurazioni, feste, corsi) è incappata in una palestra di kundalini yoga frequentata da «sciure miliardarie che lamentavano affrante che il problema sono le terze e le quarte case». Negli stessi giorni, Forum Alternativo quaderno 31, rivista del Ticino svizzero attenta ai temi di sinistra, usciva con un editoriale dedicato ai super ricchi e nullatenenti.

Partendo dalla lista dei 300 più facoltosi del paese nel 2020 e pubblicata dal mensile «Bilanz», viene fuori che questo gruppo di persone possiede un patrimonio di oltre 707 miliardi di franchi, con gente che va da 100 milioni fino ai 55 miliardi della famiglia Kamprad (Ikea), per una media di 2,36 miliardi ciascuno. In Italia, secondo «Forbes», i miliardari sono 40 e detengono 165 miliardi di dollari (media 4,125 miliardi l’uno).

Voi capite che, con tutti quei soldi, una non può accontentarsi di una sola seconda casa, le servono anche la terza, la quarta e magari pure la quinta e la sesta. Ma poiché il tempo è uguale per tutti, la gestione in contemporanea di sei o sette magioni, per di più a distanza, può davvero causare grossi pensieri e da qui la necessità di affidarsi allo «Yoga della Consapevolezza le cui pratiche mirano a espandere la coscienza di chi siamo andando a lavorare sull’unità di corpo, mente e spirito per allineare pensieri, cuore e azioni nelle nostre scelte di vita quotidiane», come recita la scheda della scuola olistica Ananda Ashram.

Cuore, pensiero e azioni ben allineate, dunque, a governare tabelle di marcia sfiancanti come, per esempio: chiamare il maggiordomo di Londra per verificare se il giardiniere è andato a rastrellare il parco. Subito dopo controllare se il tappezziere di Parigi ha ritirato la sedia la cui fodera di velluto tessuto a mano con telai del Settecento era stata improvvidamente macchiata dal neo cameriere, che quando mai ha dato retta alla Micci che glielo ha raccomandato, con una goccia di bourgogne Romané-Conti del 1996. Decidere se andare nella villa di Porto Cervo prima o dopo Pasqua che c’è da cambiare tutte le coperture del patio prima che arrivi l’estate perché mica si può ricevere con quel grigio perla tutto macchiato di resina colata giù dai pini accidenti all’architetto dei giardini quando le ha consigliato di piantarli proprio lì. Ah, poi bisogna dare istruzioni alla guardarobiera per rifare l’inventario delle scarpe perché non si ricorda più se i sandali Louboutin rosa pesca sono rimasti a Venezia o a Zurigo.

Dopo c’è l’appuntamento dall’oculoplastico e meno male che sta sotto casa, mica come quel disgraziato che le fa lo shiatsu e non vuole spostarsi da Vancouver che ogni volta le costa più l’aereo della seduta. D’altra parte è il migliore al mondo e puoi rinunciarci? Infine bisognerà pur decidere dove passare la Pasqua perché di questi qua che tengono tutto chiuso non se ne può più e per fortuna ha comprato a Londra che adesso lì si comincia a respirare. Ma sì, andrà in London così controlla se tenere la cucina color melanzana o rifarla blu prugna, che stress questi stylist dell’arredamento che ogni anno cambiano la tendenza colori. Meno male che per ora l’ottone tiene sennò ci sarebbe da rinnovare tutti i lampadari e lì, signora mia, altro che kundalini, bisognerebbe affittare un ashram intero. Per un mese e con tutto il personale, ovvio.

mariangela.mianiti@gmail.com