I cittadini sono scappati in piena notte, di fronte alle fiamme alte centinaia di metri, con una nube nera che si addensava. In fiamme, la raffineria di Milazzo di Eni-Q8. Fortunatamente non ci sono state vittime o feriti, ma molta paura per eventuali danni all’ambiente e alla salute. Secondo il leader dei Verdi Angelo Bonelli si è verificata l’immissione nell’atmosfera di «sostanze tossiche e altamente cancerogene per le persone come Ipa, biossido di azoto, metalli pesanti, benzoapirene, diossine, pcb, benzene». L’incendio è divampato poco prima dell’una di venerdì e per spegnere le fiamme ci sono volute dieci ore.

A scatenare l’incendio sarebbe stato il cedimento del tetto del serbatoio TK513. Il sindaco di Milazzo, Carmelo Pino, ha chiesto all’Arpa di intervenire «per accertare eventuali conseguenze collegate ai fumi che si sono sprigionati». E la procura di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) ha aperto un fascicolo contro ignoti e ha disposto il sequestro dell’area. Il ministro dell’Ambiente Galletti ha telefonato al prefetto di Messina Stefano Trotta per fare il punto della situazione, la ministra della Salute Beatrice Lorenzin ha chiesto al comando generale dei Carabinieri del Nas e agli uffici periferici del ministero «una relazione dettagliata» e la regione siciliana ha istituito una commissione d’inchiesta.