Ci sono almeno quattro motivi per guardare con interesse all’introduzione di Area B a Milano: è un provvedimento strutturale, guarda contemporaneamente alla salute pubblica e alla mobilità, limita l’immissione degli inquinanti nell’aria e costringe politicamente la destra ad inseguire i suoi avversari.

Gli effetti veri sulla qualità dell’aria si vedranno nel medio-lungo periodo, ieri intanto il percorso verso lo stop totale alla circolazione dei diesel è iniziato. Il modello è quello di capitali europee come Madrid e Parigi che hanno annunciato lo stop ai diesel entro il 2025/30, l’orizzonte temporale milanese è quello del 2030, data entro la quale quando saranno bandite anche le categorie di ultima generazione, gli euro 6.

IERI L’AMMINISTRAZIONE ha dato il via al primo step con il divieto d’ingresso e circolazione per i veicoli fino ai diesel euro 3 che da ottobre sarà esteso agli euro 4.

Area B è la zona a traffico limitato più grande d’Italia, copre il 72% del territorio comunale. A vigilare sul rispetto dei divieti ci saranno a regime 187 telecamere poste ai varchi d’ingresso della città e 8 pattuglie di vigli ogni giorno in aggiunta all’organico attuale.

La partenza è graduale e con deroghe, ieri sono state attivate le prime 15 telecamere, il primo anno ci sono 50 giorni di circolazione consentita anche alle categorie vietate. Le multe saranno di 80 euro. È un provvedimento su cui l’amministrazione guidata dal sindaco Sala si gioca molto. I risultati saranno materiali prima che politici e si misureranno nelle rilevazioni degli inquinanti.

LA DOMANDA che in molti si fanno è quanto Sala si stia giocando la rielezione con provvedimenti come Area B e l’aumento delle tariffe dei mezzi pubblici che hanno un impatto popolare. Molte categorie di commercianti e ambulanti hanno contestato il provvedimento chiedendo più deroghe. Che è quello che ha sempre fatto la destra in Regione: concedere deroghe su deroghe ad ogni provvedimento antismog col risultato che il parco veicoli inquinanti non è stato mai cambiato. Per molti cittadini poi mettersi nell’ottica di dover cambiare l’auto non sarà semplice economicamente. Quanto peseranno elettoralmente queste posizioni?

C’è un dato però che mette d’accordo tutti: Milano ha un problema d’inquinamento e di malattie derivanti dall’inquinamento enorme. Quest’anno la città in meno di due mesi ha già esaurito i 35 giorni di bonus concessi in un anno dall’Unione europea per sforare i limiti di polveri sottili. La conformazione geografica della pianura padana non favorisce la dispersione degli inquinanti, i record negativi di Milano sono condivisi con tutta la Lombardia, il Piemonte, il Veneto e l’Emilia Romagna.

MILANO PERÒ È LA PRIMA CITTÀ a prendere una decisione chiara e strutturale per limitare le immissioni nell’aria degli inquinanti.
Area B non sarà il provvedimento definitivo e non potrà essere il solo, l’inquinamento veicolare è determinato anche dall’usura di freni e gomme e una parte importante degli inquinanti proviene dalla combustione industriale e dai riscaldamenti a gasolio.

L’inquinamento da Pm10 e Pm 2.5 arriva però dal traffico veicolare per il 47% secondo i dati dell’Arpa lombarda. Le previsioni dei tecnici comunali dicono che tra il 2019 e il 2026 le emissioni si ridurranno complessivamente di circa 25 tonnellate di Pm10 allo scarico e di 900-1.500 tonnellate di ossidi di azoto.

«PIÙ AUTO VERRANNO BLOCCATE più vedremo gli effetti sulle concentrazioni di smog. Per migliorare la qualità dell’aria, in particolare nel contesto morfologico e climatico della pianura padana, bisogna non immettere inquinanti in atmosfera» spiega Ezio Bolzacchini, docente di Chimica dell’ambiente dell’Università Bicocca di Milano.

C’è poi il dato politico. La destra ieri ha potuto solo inseguire, e non succedeva da un po’, i suoi avversari. Con iniziative deboli, come quelle sul monitoraggio delle auto inquinanti tramite scatola nera annunciata dalla giunta regionale, o accuse come quelle arrivate dal presidente lombardo Fontana che ha detto che «il Comune di Milano pensa solo a se stesso».

La risposta del sindaco Sala è stata categorica: «non posso che rispondere che la mia amministrazione guarda lontano e, soprattutto, ha a cuore come i milanesi respirano» ha detto Sala. «Meglio fare le cose con senso che ricercare ogni giorno il consenso».