Il mezzo blocco del traffico di Milano non ha svelenito il clima. L’aria è sempre più pesante eppure nessuno ha intenzione di fare sul serio. Della cosiddetta “emergenza” smog si parla da più di vent’anni e gli amministratori sono ancora alle prese con la convocazione di riunioni che servono solo per convocare altre riunioni. Questa volta c’è un decalogo delle buone intenzioni, due paginette compilate in fretta per permettere ai sindaci e ai governatori delle regioni di presentarsi oggi a Roma al tavolo improvvisato dal ministro all’Ambiente Gianluca Galletti con qualche idea attorno cui programmare interventi. Difficile però che la riunione porti ad adottare automatismi elementari per affrontare le croniche situazioni di emergenza (a Milano è il 34esimo giorno di superamento dei limiti consentiti di polveri sottili). I lombardi di buona memoria, come Carlo Monguzzi, presidente della Commissione mobilità del Comune di Milano, ricordano ancora la delibera della giunta lombarda del 1993: “Dopo un giorno di superamento delle soglie di allarmi degli inquinanti scatta il blocco totale del traffico dalle 8 alle 20 nelle zone a rischio della Regione”. Un giorno, blocco totale. A mali estremi, estremi rimedi.

Un ritorno al passato che però non piace al governatore della Lombardia Roberto Maroni: “Sono contrario a misure automatiche per contrastare l’emergenza perché non servono”. Dunque, qualunque cosa accada oggi a Roma, in assenza di una strategia condivisa sul punto più cogente, la regione più inquinata d’Europa continuerà a procedere in disordine sparso. Maroni, da parte sua, fa sapere che chiederà al governo 2 miliardi per misure strutturali da attuare nel bacino padano per la qualità dell’aria.

Ventidue anni dopo, al secondo giorno di blocco parziale del traffico, Milano, una città che in questi anni ha ben lavorato sul fronte della mobilità sostenibile limitando l’utilizzo dell’automobile, si trova a dover fare i conti con un piccolo ma prevedibile fallimento: nonostante il blocco del traffico dalle 10 alle 16 (oggi ultimi giorno) le concentrazioni di Pm10 sono salite e ovunque si sono attestate ben oltre la soglia di 50 microgrammi al metro cubo. Palazzo Marino ringrazia i milanesi, difende il “provvedimento di grande responsabilità” ma lo deve ammettere: “I primi dati dell’Arpa relativi alla giornata di ieri restituiscono un quadro sostanzialmente simile alle giornate festive precedenti. Valutazioni più puntuali andranno ovviamente fatte a conclusione delle tre giornate di limitazione del traffico”. Per la cronaca, i vigili hanno effettuato 1.700 controlli e colto in fallo solo 310 automobilisti. Non per assolvere l’unico grande Comune che ha messo in campo un mezzo blocco del traffico, ma la stessa aria si respira anche a Bergamo, Brescia, Como e Monza.

Ma è nella città di Pisapia, dove oggi si festeggiano i 100 giorni di superamento dei limiti, che si concentrano le polemiche più velenose. Lo attacca senza un’idea il centrodestra in coro, dirige il solito Matteo Salvini: “Abbiamo un poveretto come sindaco di Milano, fortunatamente ancora per poco”. Anche se non è a costoro che si può chiedere un surplus di ragionamento, è vero che il blocco del traffico non ha fatto diminuire l’inquinamento ma è altrettanto evidente che senza il blocco deliberato da Pisapia le polveri sottili sarebbero aumentate ancora di più.

In ogni caso provare a immaginare una città senza automobili e libera dai combustibili fossili vuol dire avere un’idea di futuro e non essere solo ossessionati dai rilevamenti delle centraline. A prenderlo sul serio, andrebbe in questa direzione anche il decalogo di proposte che sindaci e governatori oggi sottoporranno al governo Renzi. Non sono nemmeno d’accordo tra di loro, ma il compitino almeno in teoria funziona. Il documento chiede provvedimenti che in caso di superamenti dei limiti facciano scattare automaticamente misure come il blocco del traffico (ma non tutti i governatori sono della stessa idea), auspica maggiori investimenti per il trasporto pubblico locale, chiede una data certa entro la quale si dovranno sostituire le caldaie più inquinanti, punta ad incentivare il trasporto merci su ferrovia e propone multe per chi non raggiunge il 65% di raccolta differenziata. Poi, la rottamazione definitiva dei motori diesel, la realizzazione (entro 30 mesi) di una rete di ricarica elettrica per la riconversione dei mezzi pubblici locali, l’incremento degli spazi pedonali e anche incentivi per chi va al lavoro in bicicletta. Ma il ministro Galletti non si deve spaventare, l’Anci dice che si tratta solo di un “canovaccio importante” da cui partire. Poi, sabato prossimo, ricomincia a piovere.